Giusquiamo

597 431 Ambiente e Biodiversità
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Nome comune: giusquiamo nero
Specie: Hyoscyamus niger L.

Famiglia: SOLANACEAE

È una pianta biennale o annuale, alta fino a mezzo metro. Fiorisce da giugno a settembre ed è tipica degli ambienti ruderali, asciutti ed incolti dal piano alla media montagna.

  • fiori hanno corolle giallo-rosate o giallastre con venature violette; raramente sono di colore giallo-biancastro senza venature.
  • Il fusto è vischioso, molto foglioso.
  • Le foglie sono alterne, sessili e semiabbraccianti.
  • Il frutto permane a lungo nel calice. Si presenta come una capsula a due cavità, ricca di piccoli semi scuri, velenosissimi.

Sui vecchi muri, in particolare, sarà possibile trovare anche il giusquiamo bianco…

Nome comune: giusquiamo bianco
Specie: Hyoscyamus albus L.

Famiglia: SOLANACEAE

È relativamente simile al giusquiamo nero; ha odore fetido, fiori biancastri, con fauce scura, senza reticolatura, calice a denti non acuti, foglie picciolate.

Tossicità

Tutta la pianta è tossica per la presenza di tropano-alcaloidi (tra cui la scopolamina), ma soprattutto lo sono le foglie ed i semi, piccoli, brunastri, reniformi.
I sintomi seguenti all’avvelenamento sono molto simili a quelli causati dall’ingestione di parti di belladonna, con sdoppiamento della vista, accessi di follia e aggressività.
In letteratura si legge che l’ingestione di 20-30 semi può causare la morte di un bambino, mentre una dose quintuplicata quella di un adulto.

Curiosità

Nel linguaggio dei fiori, il giusquiamo è il simbolo del difetto: l’intera pianta, invero, non ha alcun elemento apprezzabile, essendo sia maleodorante, sia velenosa.
Ha avuto ampia propagazione lungo le vie della transumanza: per la sua complessiva vischiosità rimaneva, infatti, facilmente attaccata al vello delle pecore, che ne hanno, in conseguenza favorito la diffusione lungo i sentieri e le zone pascolive attraversate.
Il nome generico deriva dal greco antico e significa ‘fava del porco’, i maiali, infatti, sembra se ne possano cibare senza danni apparenti.
Si tratta di una pianta conosciuta sin dai tempi più antichi.
Da sempre utilizzata come potente veleno, ma anche per curare mali, un tempo difficilmente rimediabili, tra cui, ad esempio, il mal di denti.
Per tale motivo è stata chiamata, in passato, con il nome di dente cavallino, o con quello di erba di Sant’Apollonia, una santa invocata per la protezione da questo male.
È stata anche uno dei più conosciuti anestetici e ha aiutato molti pazienti a sopportare il dolore durante le operazioni chirurgiche.
Potente veleno, l’essenza di giusquiamo, secondo una tradizione ormai consolidata, è la pianta nominata da William Shakespeare nella descrizione della morte del padre di Amleto, nella tragedia omonima.
Se si eccettuano, secondo i detti antichi, i maiali, gli altri animali sono al pari degli uomini estremamente sensibili alla veneficità del giusquiamo, tanto che tutti gli uccelli, compresi i volatili da cortile, se si cibano dei semi di questa pianta perdono la vita in pochi istanti.
Il giusquiamo, infine, ha fatto parte della tradizione magica, certamente per il potente effetto allucinogeno.
Plinio la descrive come pianta che altera la mente e disturba la testa, effetti da cui deriva, probabilmente, il nome volgare antico di disturbio, con cui il giusquiamo è stato pure appellato.

In Zadig o Il destino, opera di Voltaire , si legge “… Intanto sul far del giorno, il farmacista di Sua Maestà entrò in camera mia con una pozione di giusquiamo, oppio, cicuta, elleboro nero e aconito …”.
Una miscela mortale, racchiudente alcuni degli ingredienti vegetali più venefici conosciuti sin dall’antichità e con i quali si usava porre fine a discordie più o meno regali.

Logo ActaplantarumLink da Actaplantarum: Hyoscyamus niger
Wikipedia

Hyoscyamus niger

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Giusquiamo nero
Hyoscyamus niger
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Lamiidi
OrdineSolanales
FamigliaSolanaceae
Sottofamiglia
Tribù
GenereHyoscyamus
SpecieH. niger
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineSolanales
FamigliaSolanaceae
GenereHyoscyamus
SpecieH. niger
Nomenclatura binomiale
Hyoscyamus niger
L.

Il giusquiamo nero (Hyoscyamus niger L.) è una pianta erbacea velenosa, annua o bienne, della famiglia delle Solanacee[1].

La pianta in passato è stata usata per i suoi effetti farmacologici. Nell'antichità e nel Medioevo aveva fama di erba magica ed era usato come narcotico o per favorire la pioggia.[2]

Descrizione

La pianta è alta da 40 a 60 cm, presenta radici lunghe e fusiformi, fusto eretto, semplice o più spesso ramificato, rivestito di lunghi peli molli vischiosi che sono presenti anche nelle altre parti verdi della pianta; tali parti sono maleodoranti se stropicciate.

Le foglie sono ovato-oblunghe, acutamente lobate di color verde-grigiastro opaco; quelle superiori sono amplessicauli, le inferiori sono picciolate.

Frutti e semi

I fiori sono solitari o in gruppi poco numerosi, eretti o portati un po' obliquamente, all'ascella delle foglie nella parte superiore della pianta e poiché non sbocciano simultaneamente, alla fine della fioritura risultano densamente raggruppati all'apice dei fusti e dei rami, in diverse fasi di fioritura. I fiori posseggono calice persistente a guisa di orciulo con 5 denti; la corolla è gamopetala, tubuloso–imbutiforme, un po' irregolare a lembo espanso in 5 lobi petaliformi arrotondati: è di color giallo pallido con reticolo di venature e interno del tubo di color violetto-vinoso scuro.

Il frutto è una capsula a pisside racchiusa nel calice, che si apre superiormente per permettere la disseminazione dei numerosi piccoli semi che vi sono contenuti.

Distribuzione e habitat

La specie ha un ampio areale eurasiaco e nordafricano[1]

Si trova presso le case di campagna, dove sono frequenti le condizioni di terreno smosso ed alquanto ricco, presso concimaie o presso ruderi, oppure lungo le strade campestri.

Principi attivi

Le parti in passato impiegate in terapia erano le foglie e i semi. Hanno proprietà sedative, spasmolitiche, analgesiche e narcotiche; danno luogo a midriasi, che è pericolosa in condizioni operative anche a bassi dosaggi, perché compromette, con la sedazione, la percezione visiva, ed i tempi di riflesso nervoso.[senza fonte]

Il giusquiamo bianco (), con fiori più piccoli, anche questi anulati di violetto, ha le medesime proprietà.

Data la notevolissima tossicità, l'uso farmacologico per autodosaggio di parti della pianta è assai pericoloso, e lo stesso uso con dosaggi farmaceutici più rigorosi è comunque rischioso. La valutazione del contenuto in sostanze attive è difficile, dato che le condizioni di crescita della pianta le fanno variare in maniera molto ampia, con grave rischio di sovradosaggi.

Per estrazione, dalla pianta si ricava la ioscina.

Nella cultura di massa

Il giusquiamo è menzionato come una medicina nel Papiro di Ossirinco, datato I secolo d.C. Allo stesso periodo sembra risalire una sorta di portapillole, un osso cavo col tappo in resina di betulla e pieno di semi di giusquiamo nero, ritrovato nei pressi di Utrecht nel 2024.[senza fonte]

Nell'Amleto di William Shakespeare il re, padre di Amleto, viene ucciso per avvelenamento da giusquiamo versatogli nell'orecchio durante il sonno.[senza fonte]

Nel romanzo Salammbô (it. Salambò), al cap. XIII, Gustave Flaubert si riferisce ai «bevitori di giusquiamo» come i più feroci difensori della città di Cartagine, assediata dai suoi ex-mercenari: inaffidabili, però – perché, «quando erano assaliti da una crisi, si credevano bestie feroci e balzavano sui passanti, sbranandoli».[senza fonte]

Nel Romanzo di Nostradamus scritto da Valerio Evangelisti: bevendo un infuso a base di giusquiamo miscelato alla Pilosella, Michel de Nostre-Dame, riusciva ad accedere all'Ottavo Cielo, l', fonte meravigliosa ed altrettanto terribile delle sue funeste profezie.[senza fonte]

Nel romanzo 'Paziente 64' del danese Jussi Adler-Olsen, è usato in varie occasioni come veleno.[senza fonte]

Nella serie tv Spartacus viene utilizzata dal medico per ristorare i gladiatori feriti.[senza fonte]

Nel film "La papessa" viene somministrato, insieme al colchico, dalla protagonista al papa affetto da gotta.[senza fonte]

Nella serie tv Merlin viene usata dalla regina Ginevra, incantata dalla sacerdotessa Morgana Pendragon, per avvelenare il re dopo avergli somministrato della valeriana, pianta che fa perdere i sensi.[senza fonte]

Nel libro "War Day" di W. Streiber e J. Kunetka viene usata come veleno per l'eutanasia dei colpiti da radiazioni.[senza fonte]

Nel III volume del 'Grande Vangelo di Giovanni' (Jakob Lorber), fino ad un paio di gocce aggiunte a succo d'aloe, ogni due giorni, come rimedio d'aggiunta per far rinsavire gli stupratori.[senza fonte]

Note

  1. ^ a b (EN) Hyoscyamus niger, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 22 aprile 2024.
  2. ^ Gian Luigi Beccaria, I nomi del mondo - Santi, demoni, folletti e le parole perdute, Einaudi, 2000, ISBN 88-06-15480-X, p. 73.

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