Nome comune: colchico di primavera, colchico multicolore
Specie: Colchicum bulbocodium subsp. versicolor (Ker Gawl.) K. Perss.
Famiglia: COLCHICACEAE
È una piccola pianta erbacea perenne che fiorisce alla fine dell’inverno, di altezza che solitamente non supera i 15 cm.
- Il fiore, generalmente singolo, raramente in numero di tre, appare alla fine dell’inverno;, raramente l’antesi si prolunga fino ad aprile (in Umbria, fiorisce tra febbraio e marzo). I tepali sono di colore rosa-lillà, talvolta anche abbastanza intenso, di forma lanceolata ma arrotondata all’apice, lunghi 2,5 – 3 cm, lungamente peduncolati e convoluti alla base; le orecchiette se presenti sono ottuse ma possono anche mancare del tutto. Gli stili sono cilindrici e, caratteristicamente, hanno l’apice diviso in 3 stimmi brevemente peduncolati.
- Le foglie sono già presenti all’atto della fioritura; generalmente sono in numero di 3, di forma lineare-lanceolata larghe tra 4-5 e 8 mm e lunghi anche 20 cm. Avvolgono la base del fiore.
- I bulbi sono di dimensioni contenute (tra 1 – 1,5 cm) con tuniche nerastre.
Quando la neve inizia a sciogliersi nei prati cacuminali del monte Serano, a partire dalla fine di febbraio, compaiono i primi fiori di Colchicum bulbocodium subsp. versicolor (Ker Gawl.) K. Perss. (sinonimo Bulbocodium versicolor Spreng.), inconfondibile, anche da lontano, per il rosa intenso dei suoi petali. Il massimo della fioritura sul monte Serano, in genere, si registra intorno alla terza decade di marzo.
Quella del Serano è la terza stazione di questa specie individuata nell’Appennino (dopo quelle segnalate in Abruzzo), mentre altre stazioni sono note in Valle d’Aosta. La maggior parte degli individui presenti sui nostri pascoli sommitali hanno foglie verdi larghe 4-6 mm e tepali ovato-lanceolati di circa 2,6-2,7 mm. Tutti sono a un solo fiore.
Questa entità è stata trovata sopra i 1200 – 1300 m s.l.m. sia sul versante orientale, sia su quello occidentale del monte Serano, più frequentemente nel primo.
Si tratta di pascoli aridi e degradati impiantati su terre brune dilavate e in parte asportate, tanto da scoprire la roccia calcarea sottostante.
È il caso di annotare che la sistematica del genere Colchicum – Bulbocodium non è molto precisa a causa dell’estrema variabilità dei tepali. L’individuazione di questa stazione appare molto interessante, sia per la rarità di questa specie, sia perchè in generale la distribuzione della stessa è molto rarefatta, ma con questa segnalazione l’areale italiano dell’entità in esame acquista una maggiore continuità. Sarà interessante estendere le ricerche ad altri ambienti simili dell’Appennino centrale.
Bisogna infine ricordare che la forte antropizzazione non favorisce la conservazione della specie. (Menghini A., Bencivenga M., – Istituto di Botanica Farmaceutica e Istituto ed Orto Botanico, Perugia – “Nuova stazione italiana di Bulbocodium versicolor Spreng.”, Informatore Botanico Italiano, vol. 6, n. 2: 150-153, 1974). Il Bulbocodium versicolor è citato come specie rarissima anche nella descrizione del pSIC Monte Serano e Brunette (pSIC provincia di PG n. 47), siti Natura 2000.
Tossicità
La pianta è velenosa nella sua interezza, per la presenza di alcaloidi particolarmente tossici, tra cui la colchicina, localizzata nel rivestimento dei semi.
Le altre sostanze tossiche, tra cui ricordiamo l’inulina e diversi altri alcaloidi, sono concentrate in particolare nei bulbotuberi.
L’ingestione dei fiori può causare negli animali a sangue caldo (umani compresi) gravi intossicazioni, con vomito, diarrea sanguinolenta, ipotermia e paralisi respiratoria: la colchicina può essere letale anche per un uomo adulto.
Grande attenzione deve essere prestata all’utilizzo di latte proveniente da pecore e capre che abbiano mangiato questa pianta: questi animali, infatti, sembrano avere una notevole resistenza ai composti tossici presenti nel colchico autunnale, mentre il latte diviene tossico per gli uomini e pericoloso specie per i bambini e i soggetti sensibili.
Curiosità
Il nome del genere deriva dall’antica regione della Colchide, presso il Mar Nero, ove si racconta che questo fiore fosse molto abbondante.
Cavalli e bovini che pascolano liberamente difficilmente si cibano di questa specie.
Link da Actaplantarum: Colchicum bulbocodium subsp. versicolor
Contents
Colchicum bulbocodium
Spring meadow saffron | |
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Scientific classification | |
Kingdom: | Plantae |
Clade: | Tracheophytes |
Clade: | Angiosperms |
Clade: | Monocots |
Order: | Liliales |
Family: | Colchicaceae |
Genus: | Colchicum |
Species: | C. bulbocodium
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Binomial name | |
Colchicum bulbocodium | |
Synonyms[1] | |
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Colchicum bulbocodium, the spring meadow saffron, is a species of alpine bulbous plant native to mountain ranges across Europe from the Pyrenees to the Caucasus (Spain, France, Italy, Switzerland, Austria, Hungary, Romania, the former Yugoslavia, Ukraine and southern European Russia).[1][2]
It is cultivated as an ornamental plant in many places. It has flowers considered ideal for the rock garden, which is beautiful en masse. The plant is a hardy spring flower bulb, very small in size, reaching about 7–10 cm high. From April to June, the strap-shaped leaves emerge with pink-to-purple crocus-like flowers, 3–8 cm in diameter. As all the species of the genus Colchicum, the species is a poisonous plant.[3]
Subspecies and varieties
Three infraspecific taxa of the species are currently recognized:[1]
- Colchicum bulbocodium subsp. bulbocodium
- var. bulbocodium
- var. edentatum (Schur) K.Perss (syn. Bulbocodium edentatum Schur.) is indigenous to Romania.
- Colchicum bulbocodium subsp. versicolor (Ker Gawl.) K. Perss. (syn. Bulbocodium versicolor (Ker Gawl.) Spreng.) is native in Eastern Europe and the Caucasus. The plant is in all its parts smaller than Colchicum bulbocodium subsp. bulbocodium.
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Flower buds
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Flowering plants in a garden
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Leaf in the late spring
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Leaf and fruit
References
- ^ a b c "World Checklist of Selected Plant Families: Royal Botanic Gardens, Kew". wcsp.science.kew.org. Retrieved 2021-10-08.
- ^ Ker, John Bellenden (1807). "Colchicum Variegatum. Chequer-Flowered Meadow Saffron". Curtis's Botanical Magazine. 26: 1028.
- ^ Pink, A. (2004). Gardening for the Million. Project Gutenberg Literary Archive Foundation.
External links