Nome comune: digitale gialla, digitale dell’Appennino
Specie: Digitalis lutea L.
Famiglia: PLANTAGINACEAE
Si tratta di una pianta erbacea perenne, alta fino a 1 m, priva di pelosità, che fiorisce tra giugno e agosto.
- I fiori, posti in racemi fogliosi, sono di colore giallo chiaro, verdastro; la corolla è di forma tubolare con piccole macchie in prossimità della fauce che hanno lo scopo di attirare gli insetti impollinatori.
- Le foglie sono alterne; le basali sono lanceolate a margine dentato, mentre le cauline sono sessili con apice acuminato.
- I frutti sono capsule, di forma conica, glabre.
- Il rizoma è legnoso ad andamento orizzontale; da questo parte lo scapo fiorale eretto.
La specie presenta due sottospecie di cui una sola certa (al momento) in Umbria.
Nome comune: digitale gialla dell’Appennino
Specie: Digitalis lutea subsp. australis (Ten.) Arcang.
Famiglia: PLANTAGINACEAE
Notizie tratte da: www.actaplantarum.it
Differenze tra le due sottospecie
La Digitalis lutea subsp. australis (Ten.) Arcang. (=Digitalis micrantha Roth ) differisce dalla sottospecie nominale per:
– le dimensioni un poco più ridotte (da 50 a 90 cm)
– le foglie basali lineari-spatolate talvolta cigliate e appena dentellate
– il calice con lacinie che si ricoprono tra loro alla base
– la corolla con il lobo superiore ottuso e gli altri lobi striati e macchiati di rosso
Tossicità
Tutte le digitali sono velenose in quanto contengono dei glicosidi estremamente tossici, utilizzati, nelle dosi opportune, come stimolanti del muscolo cardiaco, ma che se assunti avventatamente possono portare alla morte.
Si conoscono casi di avvelenamento di animali domestici al pascolo, in pascoli ricchi di digitali, o a seguito di ingestione di fieno contenete queste piante.
Sono ricchi di glicosidi, in particolare, le foglie e i semi. Queste sostanze raggiungono la massima concentrazione il secondo anno di vita della pianta, nel periodo estivo.
Pochi grammi di foglie secche possono essere letali per un uomo adulto.
Curiosità
Ancora oggi non si conoscono medicamenti di sintesi in grado di sostituire l’utilizzo della digitale come cardiotonico.
Le foglie della pianta di digitale, che il primo anno non ha fiori, possono essere scambiate con quelle, gustose, della borragine.
In Inghilterra la digitale è detta foxglove = guanto di volpe per la forma inconfondibile dei suoi fiori.
Nei nostri giardini troviamo diverse specie e varietà di questo genere: sono coltivate soprattutto per l’infiorescenza ricca di bei fiori, vistosi e colorati, che può raggiungere anche il metro di altezza.
I fiori, sia delle specie coltivate sia ovviamente di quelle presenti allo stato naturale, sono inconfondibili per la forma quasi ad imbuto con cinque lobi differenti di cui il maggiore è quello inferiore.
Link da Actaplantarum: Digitalis lutea
Digitalis lutea
La digitale gialla piccola (nome scientifico Digitalis lutea L., 1753) è una pianta erbacea e perenne dai fiori gialli, appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae.[1]
Etimologia
Il primo studioso ad introdurre il nome del genere (Digitalis) fu il botanico e fisico germanico Leonhart Fuchs (17 gennaio 1501 – 10 maggio 1566); il termine significa “ditale” e indubbiamente il fiore ricorda questo utile oggetto. In seguito fu il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (Aix-en-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) ad elevare questo termine a valore di genere ed infine fu Carl von Linné a completare questo genere con una dozzina di specie.[2] Il termine specifico (lutea) significa giallo e deriva dal latino "lutum".[3][4]
Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 1: 622"[5] del 1753.[6]
Descrizione
Queste piante arrivano ad una altezza massima di 5 - 10 dm. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[2][7][8][9][10]
Radici
Le radici sono ramose, eventualmente con una parte ingrossata al centro (un rizoma orizzontale legnoso colorato di bruno scuro).
Fusto
Il fusto è eretto, verde, foglioso sotto l'infiorescenza e affusolato. È inoltre semplice (non ramificato) e ingrossato alla base.
Foglie
Le foglie si dividono in:
- foglie basali: sono semplici, picciolate, addensate in rosette, con una forme lineari-spatolate, acute all'apice e grossolanamente dentate sui bordi; dimensione delle foglie basali: larghezza 2 – 3 cm; lunghezza 9 – 14 cm;
- foglie cauline: stessa forma delle basali ma progressivamente minori e sessili. La disposizione lungo il caule è alterno.
Infiorescenza
L'infiorescenza è formata da un folto racemo terminale bratteale (alla base di ogni pedicello è presente una brattea). La maggior parte dei fiori sono disposti in un senso (per torsione del pedicello), pochi altri in quello contrario. I singoli fiori sono inoltre penduli, questo per proteggere il polline e il nettare dalla pioggia, e distanziati (almeno quelli inferiori).
Fiore
I fiori sono ermafroditi, leggermente attinomorfi quasi zigomorfi, tetraciclici (composti da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo), pentameri (calice e corolla divisi in cinque parti).
- Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
- X o * K (4-5), [C (4) o (2+3), A 2+2 o 2], G (2), capsula.[8]
- Calice: il calice (gamosepalo) è diviso profondamente in cinque lacinie ovali-lanceolate; le divisioni arrivano fin quasi alla base del calice stesso. Dei cinque lobi quello posteriore è più stretto degli altri. Sul calice sono presenti dei peli ghiandolari. Dimensione delle lacinie: larghezza 2,8 mm; lunghezza 9 mm.
- Corolla: la corolla, più sottile della specie simile (Digitalis grandiflora), è simpetala a forma sub-campanulata con fauci oblique ed ha il colore giallo chiaro con lievi nervature brune nella parte interna; nella zona dell'ovario è lievemente contratta e prende una forma più tubolare (è la parte che contiene il nettare). La corolla termina in cinque lobi non molto incisi e più o meno della stessa lunghezza; quello superiore è ricurvo, dentellato e più corto; mentre quello inferiore è più lungo degli altri (per questo può essere considerata debolmente bilabiata). La corolla nel suo interno è ricoperta di macchie (simili a quelle del leopardo) che nella fase finale dell'antesi s'inscuriscono; sempre nella parte interna della corolla sono presenti delle setole pelose. Dimensioni della corolla: larghezza 5 – 7 mm; lunghezza 16 – 19 mm.
- Androceo: gli stami sono quattro (cinque in alcuni casi) didinami (due lunghi e due corti). Sono inclusi nella campana corollina e sono posizionati contro il lato posteriore o superiore della corolla. Le antere maturano prima dello stigma (Proterandrìa).
- Fioritura: da giugno a luglio.
Frutti
Il frutto è del tipo a capsula prolungata in un becco acuto e dall'aspetto peloso-ghiandoloso. All'interno sono disposte due logge a deiscenza “septicida” (ossia è un frutto che si apre per fenditure longitudinali) : vengono così dispersi al vento un gran numero di piccolissimi semi. La forma dei semi è angolosa con testa reticolata. Nella fruttificazione inoltre il calice è persistente.
Riproduzione
- Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama). Le antere maturano prima degli stigmi (potenzialmente è possibile quindi una autoimpollinazione), ma indubbiamente è anche chiaro che tutta la struttura del fiore è predisposta per favorire l'impollinazione entomofila soprattutto da parte dei calabroni.
- Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
- Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
Distribuzione e habitat
- Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Ovest-Europeo (Subatlantico) o anche Orofita Sud-Europeo.
- Distribuzione: in Italia è comune al Nord. Nelle Alpi (sia italiane che oltre confine) è presente nella parte occidentale. Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nella Foresta Nera, Vosgi, Massiccio del Giura, Massiccio Centrale e Pirenei.[12]
- Habitat: l'habitat tipico sono le radure boschive, i tagli rasi forestali, le strade forestali, le zone incendiate, i ghiaioni, le pietraie, i ruderi e i cedui. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo/calcareo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.[12]
- Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino da 800 fino a 1.500 m s.l.m. (raramente raggiungono il piano); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino Digitalis lutea appartiene alla seguente comunità vegetale:[12]
- Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri;
- Classe: Epilobietea angustifolii
- Ordine: Atropetalia bella-donae
- Alleanza: Atropion
Areale italiano
Per l'areale completo italiano Digitalis lutea appartiene alla seguente comunità vegetale:[13]
- Macrotipologia: vegetazione forestale e preforestale
- Classe: Querco roboris-Fagetea sylvaticae Br.-Bl. & Vlieger in Vlieger, 1937
- Ordine: Quercetalia pubescenti-Petraeae Klika, 1933
- Alleanza: Carpinion orientalis Horvat, 1958
- Suballeanza: Laburno anagyroidis-Ostryenion carpinifoliae (Ubaldi, 1995) Blasi, Di Pietro & Filesi, 2004
Descrizione: la suballeanza Laburno anagyroidis-Ostryenion carpinifoliae è relativa a boschi sia mesofili che semimesofili misti di carpino nero, orniello, rovella e cerro su suoli poco profondi derivati dalle marne calcareo-arenacee della formazione dello Schlier e simili. La suballeanza si sviluppa nelle aree collinari e submontane dell’Appennino settentrionale e nelle aree a termotipo mesotemperato lungo tutta la catena appenninica (dall’Emilia Romagna alla Calabria).[13]
Specie presenti nell'associazione: Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus, Quercus cerris, Quercus pubescens, Acer opalus subsp. obtusatum, Acer campestre, Sorbus torminalis, Rosa canina, Sorbus aria, Laburnum anagyroides, Lilium bulbiferum subsp. croceum, Cornus sanguinea, Cornus mas, Crataegus monogyna, Lonicera xylosteum, Epipactis helleborine, , , Melittis melissophyllum, Campanula trachelium, Fragaria vesca, subsp. bocconei, , , Polypodium (gr. vulgare), , Bromus ramosus, Calamintha sylvatica, Bunium bulbocastanum, , Epipactis helleborine, Hepatica nobilis, Lilium martagon, , , Lonicera xylosteum, Doronicum columnae.[13]
Tassonomia
La famiglia di appartenenza (Plantaginaceae) è relativamente numerosa con un centinaio di generi, mentre il genere Digitalis comprende una ventina di specie di cui mezza dozzina sono presenti nella flora spontanea italiana.
La classificazione tassonomica della specie di questa voce è in via di definizione in quanto fino a poco tempo fa il suo genere apparteneva alla famiglia delle Scrophulariaceae (secondo la classificazione ormai classica di Cronquist); ora con i nuovi sistemi di classificazione filogenetica (classificazione APG) è stata assegnata alla famiglia delle Plantaginaceae; anche i livelli superiori sono cambiati (vedi il box tassonomico iniziale).
Questa pianta appartiene alla tribù delle Digitalideae (Dumort.) Dumort., 1829 (sottofamiglia Digitalidoideae (Dumort.) Luerss., 1882).
Il numero cromosomico di D. lutea è: 2n = 56.[14]
Sottospecie
Per questa specie sono riconosciute le seguenti sottospecie:[1][10][15]
Subsp. australis
- Nome scientifico: Digitalis lutea subsp. australis (Ten.) Arcang., 1882.
- Nome volgare: digitale appenninica.
- Descrizione:
- - altezza della pianta: 5 - 9 dm;
- - la forma della lama varia da lineare-spatolata (le foglie basali) a lineare-lanceolata e progressivamente ridotta (quelle cauline); i contorni sono appena dentellati; dimensione delle foglie basali: larghezza 1 - 2 cm; lunghezza 12 - 20 cm (dei quali 4 - 5 cm del picciolo); dimensione delle foglie cauline: quelle inferiori 1 - 8 cm, quelle superiori 0,3 - 2 cm;
- - l'infiorescenza è unilaterale e compatta con i fiori contigui; lunghezza del pedicello: 2 mm;
- - dimensione delle lacinie del calice: 1,5 x 5 mm;
- - dimensione della corolla: 2 - 3 x 9 - 11 mm.
- Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Endemico).
- Distribuzione: in Italia è una specie comune al Centro e al Sud (isole escluse).
- Habitat: l'habitat tipico sono le radure boschive e i cedui.
- Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino da 300 fino a 1.800 m s.l.m..
Altre sottospecie
- Digitalis lutea subsp. atlantica - Distribuzione: Marocco.
- Digitalis lutea subsp. cedretorum Emb. - Distribuzione: Marocco.
- Digitalis lutea subsp. transiens (Maire) Emb. & Maire, 1941 - Distribuzione: Marocco.
Sinonimi
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]
- Digitalis acuta Moench
- Digitalis aurea Desf.
- Digitalis fontanesii Steud.
- Digitalis guellii Sennen
- Digitalis intermedia Pers.
- Digitalis lutea var. media Wender.
- Digitalis lutea var. minor Wender.
- Digitalis lutea var. pubescens Bréb.
- Digitalis media Roth
- Digitalis nutans Gaterau
- Digitalis obtusa Moench
- Digitalis ornata Porta ex Huter
- Digitalis parviflora Lam.
Sinonimi per la subsp. australis
- Digitalis australis Ten.
- Digitalis lutea var. micrantha (Roth ex Schweigg.) Lindl.
- Digitalis micrantha Roth ex Schweigg.
Questioni scientifiche
I vari botanici si sono chiesti l'utilità delle macchie e delle setole pelose all'interno della corolla. Probabilmente le macchie hanno una funzione di guida alla ricerca del nettare da parte degli insetti pronubi; mentre la presenza delle setole pelose non trova tutti concordi in una univoca spiegazione (c'è chi dice che servano a tenere lontani certi insetti troppo piccoli, o chi al contrario che le setole servano come punto di appoggio).[2]
Altre notizie
La digitale gialla minore in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:
- (DE) Gelbert Fingerhut
- (FR) Digitale jaune
- (EN) Straw Foxglove
Usi
Le foglie contengono glucosidi come la digitonina, la digitossina, la e la , usate anche come principi attivi in farmacologia per la loro azione sul battito cardiaco e sulla pressione sanguigna.
Note
- ^ a b c (EN) Digitalis lutea L., su Plants of the World Online, Kew Science. URL consultato l'8 ottobre 2024.
- ^ a b c Motta 1960, Vol. 2 - pag. 15.
- ^ David Gledhill 2008, pag. 244.
- ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato l'11 agosto 2018.
- ^ BHL - Biodiversity Heritage Library, su biodiversitylibrary.org. URL consultato l'11 agosto 2018.
- ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato l'11 agosto 2018.
- ^ Kadereit 2004, pag. 394.
- ^ a b Judd et al 2007, pag. 493.
- ^ Strasburger 2007, pag. 852.
- ^ a b Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 551.
- ^ Conti et al. 2005, pag. 87.
- ^ a b c d Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 212.
- ^ a b c Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. Digitalis lutea. URL consultato l'11 agosto 2018.
- ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato l'11 agosto 2018.
- ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato l'11 agosto 2018.
Bibliografia
- Le specie botaniche del Piemonte a protezione assoluta, Regione Piemonte, 2009.
- Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
- Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012.
- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
- AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004.
- Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004.
- Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 496, ISBN 978-88-299-1824-9.
- Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
- D. C. Albach, H. M. Meudt and B. Oxelman, Piecing together the “new” Plantaginaceae, in American Journal of Botany, vol. 92, n. 2, 2005, pp. 297-315 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
- F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.
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