Nome comune: maggiociondolo
Specie: Laburnum anagyroides Medik.
Famiglia: FABACEAE
È un piccolo arbusto o alberello caducifoglio, alto, generalmente, fino a 3-5 m.
- I fiori di colore giallo, simili a quelli del pisello, sono riuniti in grappoli penduli.
- Le foglie sono alterne a 3 elementi, di colore verde chiaro.
- la corteccia è liscia, con rami verdi scuri e ramoscelli penduli e pubescenti.
- I semi, di colore bruno scuro, quasi nero, e velenosissimi, sono contenuti in un baccello finemente peloso.
Tossicità
È una pianta molto velenosa, con le sostanze tossiche concentrate soprattutto nei semi e nelle foglie.
Si tratta in particolare di alcaloidi tossici tra cui citiamo la cistina e la laburnina.
Con l’ingestione anche di un solo seme si manifesta l’intossicazione con vomito, crampi, sudori freddi; se si mangia un numero sufficiente di semi, nel giro di un’ora circa dall’ingestione, si può arrivare alla morte anche di un individuo adulto.
Curiosità
Il maggiociondolo si riconosce facilmente nei boschi in tarda primavera per i grappoli di fiori penduli, di colore giallo intenso, simili a quelli del pisello.
Link da Actaplantarum: Laburnum anagyroides
Laburnum anagyroides
Maggiociondolo | |
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Laburnum anagyroides | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Fabidi |
Ordine | Fabales |
Famiglia | Fabaceae |
Sottofamiglia | Faboideae |
Tribù | Genisteae |
Genere | Laburnum |
Specie | L. anagyroides |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Fabales |
Famiglia | Fabaceae |
Genere | Laburnum |
Specie | L. anagyroides |
Nomenclatura binomiale | |
Laburnum anagyroides Medik., 1787 |
Il maggiociondolo (Laburnum anagyroides Medik., 1787) è un piccolo albero caducifoglio (alto dai 4 ai 6 metri), appartenente alla famiglia delle Fabacee[1]. Il nome volgare allude ai fiori a grappoli pendenti che, in maggio, ciondolano.
Descrizione
Ha portamento arbustivo, la corteccia è liscia, con rami espansi verdi scuri e ramoscelli penduli e pubescenti.
Le foglie (composte da tre foglioline) hanno un lungo picciolo, glabre superiormente e pelose inferiormente.
I fiori sono di colore giallo oro, molto profumati, sono raggruppati in lunghi racemi penduli (fino a 25 cm) e fioriscono tipicamente in maggio.
I frutti sono baccelli dai numerosi semi neri contenenti citisina (un alcaloide), estremamente velenosi (per l'uomo, ma anche per capre e cavalli) specie se immaturi. Alcuni animali selvatici tuttavia (come lepri, conigli e cervi) se ne possono cibare senza problemi, e per questo in alcune regioni è ritenuta una pianta magica.
Il legno è duro e pesante, di colore giallo/bruno, ottimo per pali, lavori al tornio e come combustibile. In passato - ma anche oggi nelle rievocazioni storiche - era utilizzato come ottimo legno per la costruzione degli archi.
L'albero è noto anche come falso ebano (o avorniello) in quanto il legno di esemplari molto vecchi poteva essere usato in sostituzione dell'ebano[2].
Distribuzione e habitat
(Europa meridionale): dalla Francia sud-orientale alle Alpi, Appennini e Penisola balcanica. Vegeta e fiorisce in habitat temperati e moderatamente umidi, specialmente in terreni calcarei, spesso associato a boschi di carpino nero (Ostrya carpinifolia).
Tassonomia
Chimere
Da un innesto di Chamaecytisus purpureus su Laburnum anagyroides, effettuato per la prima volta a Parigi nel 1825 da Jean-Louis Adam, si è ottenuta una chimera intergenerica nota come [3]. Questa entità può essere definita anche come Cytisus purpureus + Laburnum anagyroides.
L'aspetto di questa chimera è molto particolare: un albero con rami a fiori gialli (colore originale del Laburnum anagyroides) e rami a fiori purpurei.
Riferimenti
Il poeta inglese Francis Thompson descrisse il laburnum in una sua poesia:
«Mark yonder, how the long laburnum drips
Its jocund spilth of fire, its honey of wild flame!»
Lo scrittore J. R. R. Tolkien si ispirò al laburnum per la creazione di Laurelin, uno dei due alberi mitologici de Il Silmarillion, e la descrizione che ne dà Tolkien è fortemente influenzata dai versi di Thompson.[4]
La poetessa statunitense Sylvia Plath, figlia di due botanici, lo nomina spesso nelle sue poesie e ci si paragona
«I wonder how hungry they are.
I wonder if they would forget me
If just undid the locks and stood back and turned into a tree.
There is the laburnum, its blond colonnades,
And the petticoats of the cherry»
«Chissà se hanno fame.
Chissà se si dimenticherebbero di me
Se tirassi i chiavistelli e mi scostassi diventando albero.
C'è il laburno, con i suoi biondi colonnati,
E le gonnelle del ciliegio.»
(Sylvia Plath, (1962)).[5]
Anche Giovanni Pascoli la nomina:[6]
«Il tempo si cambia: stasera
vuol l'acqua venire a ruscelli.
L'annunzia la capinera
tra li albatri li avornielli:
tac tac.»
Note
- ^ (EN) Laburnum anagyroides, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 4 maggio 2023.
- ^ Rita, Maggiociondolo: Coltivazione e Cura del Laburnum anagyroides, su L'eden di Fiori e Piante. URL consultato il 7 dicembre 2021.
- ^ (EN) + Laburnocytisus adami, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 2 maggio 2023.
- ^ (EN) J. R. R. Tolkien, The later Quenta Silmarillion, in Christopher Tolkien (a cura di), Morgoth's Ring, Fulham, HarperCollinsPublishers, 1993, p. 157, ISBN 0-261-10300-8.
- ^ (EN, IT) Sylvia Plath, Ariel, in I capolavori di Sylvia Plath con un saggio di Joyce Carol Oates, traduzione di Anna Ravano, Milano, Oscar Mondadori Grandi Classici, 2004, pp. 126-127, ISBN 88-04-53140-1.
- ^ Digilander Libero, su digilander.libero.it.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Laburnum anagyroides
- Wikispecies contiene informazioni su Laburnum anagyroides
Collegamenti esterni
- Immagini con note ambientali e botaniche, su altavaltrebbia.net. URL consultato il 13 novembre 2005 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2008).
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