Vischio bianco

506 592 Ambiente e Biodiversità
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Nome comune: vischio bianco
Specie: Viscum album L.
Famiglia: VISCACEAE

Viscum album è un piccolo arbusto, di 20-50 cm, sempreverde, assai ramificato con rami verdi, foglie opposte, coriacee, un po’ ritorte, a nervature parallele, piccoli frutti globosi bianco-perlacei. I fiorellini poco appariscenti sono verdastri-giallastri: quelli femminili sono subsessili, con 4 tepali di forma deltoidea, ovario infero e stilo corto o subnullo; i fiori maschili presentano 4-6 tepali di forma ovata saldati inferiormente, stami e antere subsessili.

Il vischio è un arbusto perenne dalla forma complessivamente globosa; è semiparassita di molti alberi, tra cui citiamo il melo, il pero, la quercia ecc.
Conosciutissimo per appartenere alla tradizione delle feste di fine anno quando i rametti, ricchi di bacche sferiche, sono utilizzati per ornare le porte delle nostre abitazioni in segno di buona fortuna per l’anno che verrà.
Essendo un arbusto capace di sintesi clorofilliana, il vischio sfrutta la pianta ospite semplicemente per ricevere acqua e sali minerali.
La disseminazione di questo semiparassita avviene tramite gli uccelli che depositano sugli alberi i semi con gli escrementi o che li lasciano all’interno degli interstizi della corteccia quando cercano di ripulirsi il becco dalle bacche che vi rimangono appiccicate in quanto vischiose.

Tossicità

Le bacche di vischio bianco sono molto velenose: in letteratura sono segnalati casi di ingestione dei frutti del vischio con esiti mortali (la dose venefica sembra possa essere anche di sole 10 bacche)!

I dati sulla tossicità sono relativi al vischio bianco, mentre non abbiamo trovato informazioni su quello quercino a bacche gialle!

Curiosità

Le consuetudini sull’uso del vischio come elemento apportatore di buona sorte derivano certamente dalle antiche tradizioni celtiche, costumi di una popolazione che considerava questa pianta semiparassita come magica, perché pur senza radice riusciva a vivere su un’altra specie.
I Druidi la pensavano una pianta sacra e sacro era il rovere su cui il vischio cresceva.
Lo poteva raccogliere solo il sommo sacerdote, con l’aiuto di un falcetto d’oro.
Gli altri, coperti da candide vesti, lo deponevano in una catinella, pure d’oro, riempita d’acqua e lo mostravano al popolo per la venerazione di rito, ritenendolo panacea di tutti i mali, la pianta che tutto guarisce.
E per guarire distribuivano l’acqua che lo aveva bagnato ai malati o a chi, comunque, dalle malattie voleva essere preservato.
I Celti consideravano sacro il vischio delle querce, probabilmente, perché su quelle alte piante cadevano facilmente i fulmini e le querce, per questo, erano ritenute gli alberi del cielo e della folgore.
La quercia con il vischio era considerata una pianta dal potere particolare, perchè non colpita dal fulmine ne portava però appieno una diretta emanazione.
Procurandosi il vischio, di fatto, i sommi sacerdoti si assicuravano le proprietà incantate insite nell’essenza celeste della saetta.
Le leggende che considerano il vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo, una popolazione africana.
I cristiani hanno ripreso queste credenze pagane tardivamente, assumendo il vischio quale simbolo del Cristo, luce del mondo, nato da un Albero che lo ha generato in modo completamente diverso da tutti gli uomini.
In un primo periodo, tuttavia, molto vicino alla nascita della cristianità, probabilmente per mantenere una distanza dalle antiche tradizioni pagane ritenute foriere di malvagità e peccato, il vischio fu considerato dai cristiani una pianta maledetta.
Un’antica leggenda piuttosto diffusa nel Medioevo raccontava, infatti, che quando Cristo venne condannato a morte per crocifissione tutti gli alberi si frammentarono minutamente per non divenire legno per la Croce.
Solo il vischio rimase intero e per questo fu utilizzato per costruirla.
Allora la pianta ebbe la maledizione di non essere più un albero ma un misero arbusto senza radice, una specie non più in grado di vivere autonomamente ma con la necessità di sostenersi ad una pianta nobile per poter sopravvivere, una di quelle piante che eroicamente aveva preferito farsi in mille pezzi pur di non divenire legno per la Croce.
Il legame con le più antiche tradizioni prese in seguito il sopravvento sulle opportunità iniziali e anche il vischio degli antichi costumi celtici fece il suo ingresso nei simbolismi della religiosità cristiana, soprattutto di quella anglosassone.
Il termine vischio è legato all’aggettivo vischioso con cui si indica una sostanza, o magari anche un essere umano, particolarmente appiccicoso.
Il vischio, sia quello bianco, sia quello quercino, con altre piante, come ad esempio l’agrifoglio, è utilizzato per approntare la pania (o visco) degli uccellatori.
Il piccolo arbusto semi-parassita è così diventato anche simbolo dell’inganno, nonché dell’attrazione fatale per cui un uomo rimane “invischiato” nell’amore per una donna.

Il Viscum album è protetto dalle vigenti normative regionali e ne è, pertanto, vietata la raccolta.

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Viscum album

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Vischio
Foglie e bacche di Viscum album L.
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
OrdineSantalales
FamigliaSantalaceae
GenereViscum
SpecieV. album
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
OrdineSantalales
FamigliaViscaceae
GenereViscum
SpecieV. album
Nomenclatura binomiale
Viscum album
L., 1753

Il vischio (Viscum album L.) è una pianta cespugliosa che appartiene alla famiglia delle Santalacee.[1][2]

È una sempreverde, epifita, emiparassita di numerosi alberi ospiti, in particolare conifere e alcune latifoglie (es. pioppi, salici, aceri, betulle, tigli, meli, Robinia e più raramente Prunus). Non cresce mai su Fagus, Platanus o Juglans regia, ma bene su Juglans nigra[senza fonte]. Se ne può notare la presenza specialmente nei boschi caduchi in inverno, quando i suoi cespugli cresciuti sui tronchi e sui rami sono più evidenti grazie all'assenza di foglie della pianta ospite.

Descrizione

Un vischio sviluppatosi sul ramo di un pioppo.

Il vischio ha fusti lunghi 30-100 cm con ramificazioni dicotomiche. Le foglie sono oblunghe e coriacee, a fillotassi opposta, intere, di consistenza coriacea, lunghe 2-8 cm, larghe 0,8–2,5 cm, di colore verde-giallastro.

Ha fiori unisessuali poco appariscenti, portati in glomeruli; i fiori maschili sono privi di calice, quelli femminili hanno sia calice che corolla.

La specie è dioica; i fiori sono impollinati dagli insetti.

I frutti sono bacche sferiche o ovoidi, bianche o giallastre translucide, contenenti semi di 5–6 mm, appiattiti sui lati e immersi in una polpa gelatinosa e vischiosa.

Biologia

La foglia verde del vischio indica la presenza di clorofilla, quindi questa pianta è in grado di compiere la fotosintesi. Ma, pur potendo farlo, sottrae acqua, sali minerali e azoto dalla pianta ospite. Alla base del fusto principale sono prodotti cordoni verdi che penetrano all’interno della corteccia dell’ospite e generano delle propaggini che si allungano fino al tessuto conduttore.

Le bacche, trasportate e disperse dagli uccelli che se ne cibano in inverno, si insediano nelle intercapedini di un ramo di una pianta ospite e i semi ivi contenuti germinano. Attraverso un cono di penetrazione ha inizio la formazione di un piccolo tronco e lo sviluppo del vischio.

Usi

La coltivazione del vischio si pratica per fini ornamentali e per l'erboristeria, recidendo in primavera una parte di ramo da una pianta ospite e innestando, schiacciandola, una bacca di vischio matura. Dopo un lento sviluppo, che può durare anche un paio di anni, inizia la crescita spontanea. Di solito la pianta ospite non subisce danni, a patto che non ci siano troppi individui di vischio: in tal caso per liberarla si dovrà recidere il ramo.

Tossicità

In forma concentrata il vischio è potenzialmente letale e le persone possono ammalarsi gravemente mangiandone le bacche.

Gli estratti concentrati possono causare un'intossicazione importante, che si manifesta con diplopia, midriasi, ipotensione, confusione mentale, allucinazioni, convulsioni.

Dal vischio è stata isolata la lectina tossica viscumina,[3] una proteina citotossica (chiamata proteina inattivante ribosoma, o RIP) che si lega ai residui di galattosio delle glicoproteine sulla superficie cellulare e può essere internalizzata dall'endocitosi. La viscumina inibisce fortemente la sintesi proteica inattivando la subunità ribosomiale 60 Svedberg[4].

Medicina alternativa

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Il vischio viene impiegato nella medicina tradizionale sotto forma di tinture o infusi come antipertensivo e anti-arteriosclerotico. Non vi sono al momento studi clinici che confermino tale azione[5].

Per queste sue proprietà curative era utilizzato già dai popoli citati nella mitologia norrena.[6]

«Il vischio, che per lungo tempo non ha giocato alcun ruolo speciale come pianta medicinale, ed era stato pressoché dimenticato dalla medicina moderna, è stato messo, da qualche decennio a questa parte, al centro di una nuova corrente della medicina; questo dopo che Rudolf Steiner l'ha indicato come base di un medicamento che combatte il carcinoma nelle sue differenti forme.»

Il vischio è una delle sostanze di medicina alternativa e complementare più studiate per la lotta al cancro. Sebbene non esistano prove a sostegno dell'idea che la stimolazione del sistema immunitario da parte del vischio porti a una migliore capacità di combattere il cancro, la ricerca di base con estratti di vischio fornisce spunti per ulteriori indagini sul possibile uso del vischio come prodotto di supporto nell'intero trattamento oncologico. Gli estratti di vischio sono stati valutati in numerosi studi clinici, e spesso sono stati segnalati miglioramenti della qualità e aspettativa di vita. Tuttavia, secondo alcuni critici, la maggior parte degli studi clinici condotti fino ad oggi hanno avuto uno o più importanti punti deboli che hanno sollevato dubbi sull'affidabilità dei risultati. Inoltre, la possibilità di condurre studi di controllo randomizzati in doppio cieco con estratti di vischio è limitata a causa di reazioni allergiche osservati sulla pelle dopo le iniezioni sottocutanee. In secondo luogo, richiedono grandi investimenti senza poter avere alcuna esclusiva commerciale sul prodotto derivato[8].

Tradizioni correlate

Viscum album, illustrazione tratta dalla Flora von Deutschland, Österreich und der Schweiz del professor Otto Wilhelm Thomé (1885).

Al vischio sono riconducibili leggende e tradizioni molto antiche: dalle popolazioni celtiche, che lo chiamavano oloaiacet, assieme alla quercia era considerato pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica teneva lontane disgrazie e malattie. In molti paesi è tuttora simbolo di buon augurio durante il periodo natalizio: infatti, è diffusa l'usanza di origine scandinava di salutare l'arrivo del nuovo anno baciandosi sotto uno dei suoi rami.[9] A questo proposito il mito di Baldur (raccontato nel Gylfaginning),[10] figlio del dio Odino e signore della luce (per questo sovrapponibile a Cristo), che muore ucciso da una bacchetta di vischio da cui idealmente e simbolicamente proviene, in quanto il padre Odino è identificato con l'albero cosmico Yggdrasill su cui nasce il vischio: come era accaduto a Cristo per il legno della croce.[11]

Nel VI libro dell'Eneide (vv. 133-141) di Virgilio, dove si racconta la discesa di Enea nell'oltretomba, la Sibilla cumana gli ordina di trovare un "ramo d'oro" (cioè di vischio, secondo gli studi antropologici) che sarà necessario per placare le divinità infere durante la sua catabasi. L'antropologo britannico James Frazer ha dedicato a questo mito una ponderosa ricerca.[12]

Il succo delle bacche veniva usato per preparare colle usate nell'uccellagione. A questo uso fanno riferimento alcuni modi di dire entrati nel linguaggio corrente: può essere vischiosa una sostanza attaccaticcia o una persona particolarmente tediosa, mentre non è gradevole rimanere invischiati in certe situazioni.

Alla natura parassita di questa pianta Giovanni Pascoli dedicò una poesia, intitolata Il vischio.

Importanza culturale

Il vischio è rilevante per diverse culture. Quelle pagane consideravano le bacche bianche come simboli della fertilità maschile, con i semi che assomigliavano allo sperma.[13] I Celti vedevano il vischio come lo sperma di Taranis, mentre gli antichi greci si riferivano al vischio come "sperma di quercia".[14][15] Sempre nella mitologia romana, il vischio fu utilizzato dall'eroe Enea per raggiungere gli inferi.[16][17]

Il vischio potrebbe aver svolto un ruolo importante nella mitologia druidica nel rituale della quercia e del vischio, sebbene l'unico scrittore antico a menzionare l'uso del vischio in questa cerimonia fosse Plinio il Vecchio.[18] Le prove tratte dai corpi rinvenuti nelle paludi fanno supporre l'uso del vischio presso i Celti a scopo medicinale piuttosto che rituale. Originariamente potrebbe essere collegato al sacrificio umano, e associato al toro bianco solo dopo che i romani vietarono i sacrifici umani.[15]

I Romani associavano il vischio alla pace, all'amore e alla comprensione e lo appendevano sopra le porte per proteggere la casa.[19]

In epoca cristiana nel mondo occidentale si iniziò ad usare il vischio in occasione del Natale come decorazione, sotto la quale ci si aspetta che gli innamorati si bacino, oltre che come protezione da streghe e demoni.[15][18][20][21][22] Ha continuato ad essere associato alla fertilità e alla vitalità per tutto il Medioevo e nel XVIII secolo è stato aggiunto alle celebrazioni natalizie in tutto il mondo. L'usanza di baciarsi sotto il vischio era popolare tra i servi nell'Inghilterra della fine del XVIII secolo, e fu questa categoria ad aver perpetuato la tradizione in epoca vittoriana.[22][23] A un uomo era permesso di baciare qualsiasi donna in piedi sotto il vischio, e la donna che avesse rifiutato il bacio sarebbe stata colpita dalla sfortuna.[24][25] Secondo una versione della tradizione, ad ogni bacio si doveva strappare una bacca e il bacio doveva cessare dopo che tutte le bacche erano state rimosse.[23][25] Si riportano casi di morte per avvelenamento da vischio.[26]

Nel Nepal diversi tipi di vischio sono usati per una varietà di scopi medici, in particolare per il trattamento delle fratture ossee.[27]

Il vischio è l'emblema floreale dello stato americano dell'Oklahoma e della contea britannica di Herefordshire. Ogni anno la città britannica di Tenbury Wells organizza un festival del vischio e incorona una "regina del vischio".[19]

Note

  1. ^ (EN) Viscum album L., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 31 gennaio 2021.
  2. ^ (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  3. ^ S. Olsnes, F. Stirpe e K. Sandvig, Isolation and characterization of viscumin, a toxic lectin from Viscum album L. (mistletoe), in The Journal of Biological Chemistry, vol. 257, n. 22, 25 novembre 1982, pp. 13263–13270. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  4. ^ F. Stirpe, K. Sandvig e S. Olsnes, Action of viscumin, a toxic lectin from mistletoe, on cells in culture, in The Journal of Biological Chemistry, vol. 257, n. 22, 25 novembre 1982, pp. 13271–13277. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  5. ^ (EN) Assessment report on Viscum album L., herba (PDF), su ema.europa.eu, 13 settembre 2011. URL consultato il 17 ottobre 2022.
  6. ^ Umberto Cinquegrana, Piante medicinali anti-tumorali, edizioni Manna, 2001.
  7. ^ Cit. in Filosofia della spagyria, su spagyria.it.
  8. ^ (EN) Gil Bar-Sela, White-Berry Mistletoe (Viscum album L.) as complementary treatment in cancer: Does it help?, in European Journal of Integrative Medicine, vol. 3, n. 2, 1º giugno 2011, pp. e55–e62, DOI:10.1016/j.eujim.2011.03.002. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  9. ^ Questa tradizione di baciarsi sotto il rametto discende dai poteri che i Celti attribuivano al vischio, ma solo se non toccava terra: i druidi per raccoglierlo stendevano ai piedi dell'albero un panno bianco.("Curiosità natalizie", Focus storia, n. 183, gennaio 2022, pag. 13).
  10. ^ Cfr.Edda di Snorri (Edda in prosa), a cura di G. Chiesa Isnardi, Rusconi, Milano, 1975, pp. 140-141.
  11. ^ Vera Croce
  12. ^ James G. Frazer, Il ramo d'oro. Studio sulla magia e sulla religione, Newton Compton, 2006, ISBN.
  13. ^ (EN) Rob Dunn, Mistletoe: The Evolution of a Christmas Tradition, su Smithsonian, 21 dicembre 2011.
  14. ^ (EN) Ann Gen, Medicine and psychiatry in Western culture: Ancient Greek myths and modern prejudices, su National Library of Medicine, 7 ottobre 2009.
  15. ^ a b c (IT) Vischio: storia, leggende e tradizioni, su Compo.
  16. ^ (EN) Mistletoe (Viscum album), su Woodland Trust.
  17. ^ (EN) The History of Mistletoe, su The Telegraph, 16 dicembre 2015. URL consultato il 15 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2022).
  18. ^ a b (IT) Natale: 5 leggende e curiosità legate al vischio, su Focus Junior, 17 dicembre 2021.
  19. ^ a b (EN) Bethan Bell, Tenbury Wells: Centuries-old romance with mistletoe, su BBC News, 10 dicembre 2013.
  20. ^ Mosteller, Angie (2010). Christmas. First Printing. p. 119.
  21. ^ (IT) Natale e la leggenda del vischio: scopri perché ci si bacia sotto i suoi rami, su VeronaSera, 15 dicembre 2022.
  22. ^ a b (IT) La tradizione del bacio sotto il vischio e la sua origine afrodisiaca, su Harper's Bazaar Italia, 25 dicembre 2020.
  23. ^ a b (EN) Why Do We Kiss Under the Mistletoe?, su History.
  24. ^ (EN) Christopher Beam, What’s the Deal With Mistletoe?, su Slate, 14 dicembre 2011.
  25. ^ a b (EN) Lily Norton, Pucker up! Why do people kiss under the mistletoe?, su Live Science, 21 dicembre 2010.
  26. ^ (EN) Is mistletoe poisonous?, su Poison Control.
  27. ^ (EN) AR O'Neill; SK Rana, An ethnobotanical analysis of parasitic plants (Parijibi) in the Nepal Himalaya, su National Library of Medicine, 2019.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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