La religiosità popolare in Valle Umbra e le edicole sacre
Parlare di religiosità popolare può far nascere il dubbio che si tratti di una forma devozionale diversa e a volte distante, per non dire in contrasto, con la religiosità ufficiale perché alcuni aspetti di questa, nella forma e nei contenuti, non hanno niente di riferimento ai significati teologici della fede. In effetti, e questo è il pericolo, ogni espressione religiosa autonoma, direi gestita in maniera personale, può degenerare in espressione superstiziosa.
Nei libri rituali della Chiesa, sono dettate norme per un corretto svolgimento delle pratiche religiose e delle benedizioni particolari di persone, animali e cose: «Signore benedici [quest’oggetto o altra cosa] concedi a chi se ne servirà secondo la Tua volontà la salute dell’anima e del corpo». Questi riti e benedizioni particolari sono definiti «sacramentali», non avendo un’efficacia come i Sacramenti ma un effetto sulla fede del richiedente.
Un’attenzione particolare è data a quanto riguarda il rito della Santa Messa e a quello dei Sacramenti con un linguaggio strettamente spirituale per il bene supremo della propria salvezza e secondariamente per i beni materiali. A volte si può pervenire a forme di autonoma gestione della propria fede, arrivare a pratiche di culto che allontanano da quelle autentiche, unendo forme che non hanno alcun riferimento alla fede, ma sono solo superstizioni miste a «segni di Croce», a «invocazione di santi», a «preghiere propiziatorie»: come dicevano i nostri vecchi mescolando «acqua santa con il diavolo». Tutto questo, specialmente all’uomo disperato alla ricerca di soluzioni importanti a preoccupazioni gravi, come sono ad esempio i problemi di salute, può creare una grande confusione su i suoi principi religiosi.
Tra la nostra gente ci sono molte espressioni di religiosità popolare, generalmente in linea con la propria fede; alcune sono ritualizzate dalla stessa Chiesa, che cerca di dare a queste forme un significato appropriato e corretto. Vorrei ora ricordare alcune espressioni di religiosità popolare presenti nel nostro territorio:
- i Canti della Passione, nel periodo della Quaresima, da parte di cantori locali che si accompagnano con strumenti delle antiche tradizioni e girano per i vicoli e le piazzette dei paesi
- l’accensione di candele, benedette il giorno detto di «Candelora», nei momenti difficili della vita
- la distribuzione dei pani benedetti il giorno della festa di un santo, tradizione che ricorda il pensiero concreto per i poveri della comunità o per i pellegrini di passaggio
- la benedizione degli animali domestici nel giorno della festa di sant’Antonio Abate, con invocazioni per la protezione di questi, come strumenti necessari specie per il lavoro agricolo
- l’uso di lavarsi al mattino con acqua messa assieme a cinquanta tipi di erbe diverse, raccolte durante la notte precedente, in segno di purificazione (come per la festa di san Giovanni)
- la benedizione delle uova e di vari alimenti per la Pasqua, per ricordare la santità di vita cui invita la celebrazione della festa cristiana più importante dell’anno
- la realizzazione del presepio in occasione del santo Natale, alla cui preparazione partecipa tutta la famiglia,come memoria della nascita di Gesù e momento importante di unità familiare
- l’accensione di un grande fuoco per fare memoria della cosiddetta «Venuta», la traslazione della santa Casa a Loreto. I grandi fuochi vengono a volte accesi anche per la festa del santo patrono come segno di distruzione delle cose negative del passato
- l’esteriorità spesso fastosa delle feste dei santi patroni, per ricordare la gioia di quel giorno con fuochi pirotecnici e manifestazioni collaterali 402
- le cosiddette «crocette» o «croci di giglio» confezionate con una canna sormontata da una candela della «Candelora » e una foglia, anche questa benedetta, da mettere nei campi per chiedere protezione dalle intemperie e per un buon raccolto
- le sorgenti di acque ritenute miracolose, come quella della fonte di san Silvestro sul monte Subasio, usate per venire incontro alle donne che hanno difficoltà ad allattare il proprio bambino
- le Infiorate, semplici o artistiche come quelle di Spello, per onorare il Corpo del Signore (in occasione della festività del Corpus Domini)
- la salita sulle cime dei monti per ricordare l’Ascensione di Gesù al cielo
- il rito antico di farsi «segnare» con le mani le ossa doloranti, per chiederne la guarigione, come avviene ancora oggi a Cancelli di Foligno, in particolare nelle feste dei santi Pietro e Paolo e nel giorno dell’Ascensione
Mi piace segnalare che a Foligno vi è un’edicola chiamata «Madonna delle Scuffiole» nella quale è espresso il pensiero di affidare i bambini appena nati sotto la protezione di Maria.
Particolare curiosità suscitano in ciascuno di noi gli «ex voto», piccoli oggetti custoditi specie nei santuari, che testimoniano la riconoscenza per una grazia ricevuta: a volte sono dei cuori in argento con la scritta dorata «GR» o «PGR»; ma non lontano negli anni era usuale lasciare la raffigurazione in argento dell’arto che era stato guarito miracolosamente o ancora, più semplicemente, la foto del devoto o della persona riconoscente.
Sono tante le espressioni popolari di fede che abbiamo nelle nostre tradizioni… e meriterebbero tutte di essere conosciute e studiate nelle motivazioni che ciascuna comunità ha conservato, o in quelle caratteristiche della fede semplice che fa memoria, rivive, onora, esprime gioia e riconoscenza.
Particolare rilevanza nella religiosità popolare hanno le cosiddette edicole sacre, che oggi sono spesso oggetto di studio non solo da un punto di vista religioso ma anche storico e artistico, come nel caso di questo volume.
Già all’epoca romana si conoscevano le edicole a carattere religioso, sia con raffigurazione degli antenati, sia con quelle di divinità. I desideri degli uomini sono sempre stati gli stessi: la pace, il bene della salute, l’assistenza per un lungo viaggio, un buon raccolto nei campi.
Notizie di antiche edicole sacre le abbiamo dopo il decimo secolo, ma si può pensare che con la libertà religiosa dei cristiani, sancita con l’Editto di Costantino del 313, abbia avuto inizio anche la costruzione di edicole sacre a protezione di una proprietà, di un palazzo… ma anche e soprattutto dei pellegrini che proprio in quel periodo iniziavano i loro viaggi verso i grandi punti di riferimento della fede. Al pellegrino stanco, in cammino ad esempio verso Roma, era cosa gradita incontrare un’edicola dove soffermarsi, riposare, rifocillarsi.
Viaggiare a piedi era la forma più semplice ed economica e le edicole erano per questi uomini in cammino importanti segni di riferimento lungo la via.
Oggi possiamo trovare edicole che ricordano fatti tragici dell’ultima guerra o incidenti particolari. Ma le edicole comuni raffigurano spesso la Madonna, Gesù in varie espressioni e naturalmente i santi, specialmente quelli venerati in quei luoghi, ai quali si esprime devozione e gratitudine.
Questi segni del sacro sparsi nelle nostre campagne e nelle nostre città, oltre a essere spesso parte di un grande patrimonio religioso, sono anche uno splendido patrimonio d’arte e particolarmente in Umbria non è insolito incontrarsi nei luoghi più impensabili della campagna con delle immagini stupende di celebri artisti del pennello: il percorso intrapreso con questo volume ci aiuta a preparare questi incontri, permettendoci di conoscere e comprendere un aspetto così caratteristico della nostra tradizione religiosa, ma anche della storia e dell’arte meravigliosa che arricchisce ogni più recondito angolo di questa terra.
Luciano Gregori, Canonico penitenziere della cattedrale di Foligno