Iconografia
In questa iconografia la Vergine è in genere raffigurata con un bastone (o con un flagello, come nell’edicola di Castel Ritaldi, scheda 022, p. 96), mentre sta per percuotere il demonio; può anche essere rappresentata con la valenza di Madre del «Soccorso universale» (o Madonna della Misericordia) con l’ampio mantello (talvolta sollevato da angeli) che accoglie maternamente e protegge una folla di fedeli.
Fu soprattutto con la prima tipologia iconografica, quella della Vergine che sottomette con un bastone nodoso o con un flagello il demonio (spesso con la figura di una madre che chiede aiuto per il proprio figlio, e il bimbo da soccorrere che si aggrappa al mantello della Madonna), che i padri agostiniani divulgarono la devozione della Madonna del Soccorso.
Le immagini pittoriche, infatti, in un tempo in cui pochi sapevano leggere e scrivere, erano il modo più semplice e diretto per educare; in particolare, con le raffigurazioni della Madre del Soccorso gli Agostiniani si posero l’obiettivo primario di insegnare alla gente comune la forza superiore di Dio sul male, e quindi sul demonio, e l’importanza di confidare in Maria salvatrice (da qui l’immagine della Vergine che soccorre i fedeli, soprattutto gli infanti, contro Satana al fine di sminuire il potere di quest’ultimo sulle coscienze popolari).
Questa iconografia ha avuto un particolare sviluppo nel territorio umbromarchigiano tra il XV e il XVI secolo.
Tra le tante opere dedicate a questa raffigurazione della Vergine, realizzate da artisti della nostra regione, ricordiamo quelle di Tiberio d’Assisi (ca. 1470- 1524) e di Francesco Melanzio (1465-1524), custodite nel museo civico di San Francesco a Montefalco, e la Madonna del Soccorso di Nicolò di Liberatore detto l’Alunno (1430-1502), conservata presso la Galleria Colonna a Roma.