In un caldaio si mettevano 1 kg di grasso (ad esempio di maiale), 2 hg di soda caustica e (secondo qualche ricetta) 1 hg di pece greca, quindi acqua q.b.
La pece aveva il compito di rendere il sapone più compatto e, pertanto, più durevole nel tempo.
Si poneva il caldaio a bollire per circa tre ore e si lasciava raffreddare per l’intera nottata.
La mattina successiva si svuotava il contenuto del caldaio rovesciandolo su di una tavola.
Con un coltello si divideva in panetti, che venivano lasciati raffreddare completamente, prima di essere riposti.
Il sapone fatto in casa era di un bel marrone scuro, con un odore fresco, molto simile a quello dell’attuale “sapone di Marsiglia”.
In taluni casi si usava arricchire il sapone con sabbia finissima, per renderlo più ruvido e detergente, o ancora con fiori di lavanda, per profumarlo.
Le nonne raccontano che i momenti più delicati dell’intera preparazione erano l’immissione della soda caustica e l’inizio della bollitura, operazioni che andavano controllate con rigore, proprio per la pericolosità di quel composto, corrosivo e bruciante.