Anche questa è una ricetta ove gli ingredienti della cucina si uniscono a tradizioni molto antiche…
Sulla spianatoia si lavora 1/2 kg di farina (inizialmente messa a fontana), 1 pizzico di sale, poco olio extravergine d’oliva – ma in origine si usava lo strutto – con il lievito naturale di pane (o in sostituzione lievito di birra), fino ad ottenere una pasta piuttosto morbida, che si lascia lievitare q.b.
A lievitazione ultimata, si stende con il matterello una sfoglia di 1-2 cm di spessore, che si lascia riposare per altri 10 minuti circa.
Nel frattempo, con uno scopetto di saggina si pulisce bene il piano di cottura del focolare, precedentemente infuocato, sul quale si andrà ad appoggiare la pizza.
Dopo alcuni minuti, quando sulla superficie a contatto con il piano del focolare si è formata una croccante crosticina, la pizza è girata, con gesto rapido e preciso per non bruciarsi le mani.
Per ultimarne la cottura, viene coperta con della brace, interponendo uno strato di cenere calda.
Di questa ricetta esistono alcune varianti: in una, ad esempio, all’impasto iniziale si aggiunge del pecorino grattugiato e l’olio è sostituito dalla salsiccia fresca, sbriciolata.
Nelle ricette più antiche, al posto dell’olio e della salsiccia si usavano lo strutto o “gli sfrizzoli”, ottenuti dalla lavorazione dello strutto.
Vi è anche una variante con uva sultanina e anice, che era cucinata soprattutto per la ricorrenza della “venuta” della Madonna (9 dicembre, data in cui, secondo la tradizione cattolica, si è compiuta la traslazione della santa Casa di Loreto dalla Terra Santa).
In quell’occasione, si usava anche accendere grossi falò sulle aie o lungo le strade e sparare a salve con il fucile, per salutare il passaggio della Madonna nel suo cammino verso Loreto.
Tutto questo ci è stato gentilmente raccontato dalla signora Enedina Lucidi di Spello (il racconto è stato raccolto da Giampaolo Filippucci e Tiziana Ravagli).