Questa chiesa è la prima testimonianza dell’attuale abitato di Borgo Trevi, che si sviluppò attorno ad essa a partire dalla seconda metà del XIX secolo quando nei pressi fu costruita la stazione ferroviaria di Trevi.
È un edificio a unica sala, con ingresso laterale e un accesso secondario sul lato opposto. Così la descrive Durastante Natalucci nella sua Historia … di Trevi: «[…] E quivi non lungi è la chiesa di S.Egidio, chiamata della Strada Romana; già i secoli antichi dominio del Monastero di S.Pietro; oggi giorno posseduta da dui rettori rurali per il suo priorato e canonicato che si conferiscano dalla Dataria con i beni valutati libre 256.8.1 ed il solo peso di messe 6 in fra l’anno al primo rettore e messe 3 annue per il secondo […]»
Contrariamente a quanto si osserva generalmente nelle chiese dell’epoca, Sant’Egidio non è disposta secondo la regola comune che prevede l’abside a oriente e l’ingresso a occidente. Tale diversa disposizione è imputabile a rimaneggiamenti successivi.
Oggi, questo edificio quasi si confonde tra le recenti costruzioni che lo circondano, che, di fatto, l’hanno completamente inglobato.
Si riconosce per la presenza di grossi blocchi di pietra squadrati, elementi chiaramente provenienti da perduti monumenti romani.
In origine doveva ergersi isolata al margine della via Flaminia e solo in un secondo tempo, sul lato opposto della strada, gli fu annesso un ospedale per viandanti ricordato come proprietà dell’abbazia di Sassovivo in una bolla di papa Alessandro III, del 1178.
Durante alcuni lavori di restauro compiuti nel 1971, lungo la parete orientale di Sant’Egidio furono ritrovati dei sarcofagi fittili, oggi esposti nel museo del capoluogo ‘Raccolta d’Arte San Francesco’.
La piccola chiesa, rimasta a lungo chiusa per restauro a seguito dei danni prodotti dalla crisi sismica che ha tormentato la Valle Umbra tra la fine di settembre del 1997 e il mese di aprile dell’anno seguente, è stata riaperta al culto il 1° settembre 2001 con solenne processione e cerimonia religiosa.