Itinerario: Corone – Fosso dell’Acqua Secchiana – Ponze (e ritorno)
Distanza: 11,8 km
Dislivello salita: 430 m (da app Google Maps – GPX Viewer)
Dislivello discesa: non calcolato
Tempo: 3 ore 50′ ca.
Difficoltà: E
Rilevatore: Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci
Autore della scheda: Tiziana Ravagli, Giampaolo Filippucci
Questo itinerario, in parte descritto e pubblicato nel volume Trevi quattro passi tra storia e natura, 1998, non è segnalato sul terreno
L’itinerario Corone – Fosso dell’Acqua Secchiana – Ponze si svolge nell’area nord orientale del territorio collinare-montuoso del comune di Trevi, al confine con quello di Foligno. Si sviluppa tra sentieri ben tracciati e tracce di sentiero e per brevi tratti anche su strade asfaltate (< 600 m). Nel tratto del Fosso dell’Acqua Secchiana si può decidere di percorrerne l’alveo quasi sempre asciutto, ma con tratti difficili ove è necessario porre grande attenzione. In alcune parti vi è, comunque, la necessità di superare dei salti presenti nell’alveo con brevi varianti. In alternativa (consigliata), prima di attraversare il fosso e iniziare a percorrerne l’alveo, si può prendere un sentierino sulla destra. Questo ci permette di risalire verso monte, mantenendoci un poco più alti dell’alveo, in sinistra idrografica. Questo sentiero si sviluppa a tratti intagliato nella roccia. Talora supera liscioni di detrito grigio che irrompono dall’alto degli speroni rocciosi, spezzando il fianco della montagna.
Punto di partenza per questa escursione è il gruppetto di case chiamato le Corone (m 550 s.l.m.).
Nel libro Trevi quattro passi tra storia e natura le Corone è anche il punto di partenza dell’itinerario (Itinerario 02 ‘Trevi 4 passi’) che ci conduce dalla Torre di Matigge a Santo Stefano, Manciano, Case Montelegno.
Di seguito riportiamo la descrizione dettagliata del percorso che unisce idealmente Manciano (località le Corone) – Fosso dell’Acqua Secchiana – Ponze e che contempla una serie di varianti non inserite nel percorso scaricabile: si tratta, in pratica, della descrizione dell’Itinerario 03 ‘Trevi 4 passi’.
All’uscita de le Corone, prendiamo un sentierino a sinistra che scende ripido al Fosso dell’Acqua Secchiana, anticamente detto dell’Acqua Saggiana, e poi ascende sul versante opposto. Questo stradellino termina in un uliveto.
Risaliamo sulla destra il costone e, al margine tra gli ulivi e il bosco superiore, troviamo i ruderi dell’antico insediamento di Castiglione (quota circa m 547 s.l.m.).
Torniamo indietro verso il fosso, lo attraversiamo e, poco dopo, a destra, prendiamo un sentierino in discesa che percorriamo sino ad incrociare una strada, individuata da un segnavia del Club Alpino Italiano.
La prendiamo e proseguiamo, in salita, a destra.
Poco sopra, sempre sulla destra, un altro sentierino ci permette di raggiungere le grotte che si aprono nelle enormi bancate di detrito di falda rossastro. Chiari i segni del passaggio dell’acqua sia negli antri, sia sulla superficie della costa.
Torniamo, con lo stesso percorso, al Fosso dell’Acqua Secchiana.
Prima di attraversare il fosso, prendiamo un sentierino sulla destra.
Questo ci permette di risalire verso le sorgenti, mantenendoci un poco più alti dell’alveo, in sinistra idrografica.
Il sentiero si sviluppa a tratti intagliato nella roccia.
Talora supera liscioni di detrito grigio che irrompono dall’alto degli speroni rocciosi, spezzando il fianco della montagna.
Quello che stiamo attraversando è un bosco ceduo di latifoglie prevalenti, con presenza di leccio ma anche ginepro e corniolo(Cornus mas), grugnale in dialetto, che, tra la fine di febbraio ed i primi di marzo, ancora senza foglie, si indora di piccoli boccioli e minuscoli fiori stellati.
Il bosco in questo tratto è basso, quasi cespuglioso, il ‘verde’ tipico delle zone calcaree, povere di suolo.
Annotiamo il ritrovamento di aculei di istrice e di vari indicatori della presenza dello scoiattolo.
Tra questi ricordiamo le pigne rosicchiate grossolanamente, con lembi di scaglie che restano lungo il cono, e gusci di nocciole spaccati a metà. I topolini selvatici, così come le arvicole, ‘lavorano più di fino’ e rosicchiano le pigne con maggiore accuratezza.
Lo scoiattolo per aprire una nocciolina fa leva con i denti e quindi la spacca a metà.
Gli uccelli (come le cince) o i topolini praticano un piccolo foro su un lato della nocciola, attraverso il quale estraggono la parte edule.
Circa alla quota di m 610 – 620 s.l.m., il sentiero rientra nel fosso e lo attraversa, passando in destra idrografica.
Continuiamo a salire dolcemente, per tracce, ora in destra, ora in sinistra del corso d’acqua.
Giungiamo così al punto in cui il fosso si biforca (quota di m 654 s.l.m.).
Prendiamo la mulattiera di sinistra e costeggiamo questo ramo (ramo di destra idrografica).
Il sentiero dapprima segue per un breve tratto l’alveo, quindi lo attraversa e continua a salire blandamente, costeggiando un seminativo arborato, ormai incolto. Al termine del campo rientriamo nel fosso e ripassiamo in sinistra idrografica.
Incontriamo delle vecchie querce, patriarchi di questa natura.
Proseguiamo lungo la mulattiera. Al primo bivio, ben visibile, prendiamo a destra e continuiamo a costeggiare la recinzione che da diverso tempo accompagna il nostro cammino.
Superiamo un passo ormai senza cancello e proseguiamo su tracce che bordano, in basso, un grande campo. Davanti ai nostri occhi si spalanca la vista di Civitella, frazione del Comune di Foligno.
Poco oltre, a sinistra della prima, scopriamo Cupoli e, più in alto, il campanile della chiesa di Cancelli, dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo; anche queste sono frazioni del già citato municipio.
Giungiamo così al termine del seminativo; sulla sinistra notiamo un vecchio ponte in cemento, con parapetti laterali di ferro, sospeso, senza utilità né fine apparente, sul fosso sottostante.
Di fronte abbiamo una carrareccia: se la prendiamo a sinistra andiamo verso le citate località folignati.
Noi, invece, procediamo a destra, in leggera salita.
Il Fosso dell’Acqua Secchiana si biforca.
Un ramo risale verso la Fonte di Cupoli, l’altro verso Fontanelle Varnuccio ed oltre, circondando quasi, ad oriente, la Montagna di Civitella.
Proseguiamo a destra, in direzione di Casa Raticosa, antica frazione di Manciano, ormai completamente abbandonata e per gran parte diruta.
La carrareccia lungo la quale camminiamo presenta una vecchia segnaletica del Club Alpino Italiano, le caratteristiche bandierine a campi rosso-bianco-rosso. Troviamo questi segnali tratteggiati su piccole e grandi querce e su vecchi muri.
Sulla sinistra segnaliamo la presenza di un invaso artificiale, realizzato nell’ambito della campagna contro gli incendi boschivi.
A monte dell’invaso, a NE, troviamo Fontanelle Varnuccio, vecchia captazione a pozzo, con copertura a volta, in parte crollata.
Per raggiungerla, dobbiamo superare il laghetto e prendere il primo bivio a sinistra.
La fonte si trova a monte della stradina sterrata.
Raccomandiamo la massima attenzione.
Raggiungiamo dapprima C. Raticosa (quota circa m 820 s.l.m.) e quindi Ponze (quota 864 s.l.m. ca.).
Nei seminativi ormai incolti, così come nelle radure del bosco, sono evidenti i segni, come le così dette ‘arature’, che testimoniano la presenza del cinghiale.
Qui come altrove, questo animale è attualmente oggetto di battute di caccia da parte di gruppi di cacciatori, riuniti in squadre organizzatissime.
Bisogna prestare attenzione ovunque, nel periodo di caccia, ai cartelli indicatori della ‘battuta al cinghiale’ ed evitare accuratamente queste zone di attività venatoria.
Da questa strada, talora di consistente ampiezza, partono dei viottoli, tracce di vecchi sentieri che si snodavano in direzione di Ponze.
Si tratta di vie ormai completamente abbandonate, talora chiuse da recinzioni e per largo tratto del loro sviluppo prive di manutenzione.
Per questi motivi ci permettiamo di sconsigliarle, anche se le troviamo indicate sulla cartografia I.G.M.
Giunti a Ponze e fatto il giro di questo paesino, ormai abitato soltanto in estate per sfuggire alla calura della valle, scendiamo lungo la strada principale. Appena usciti dal paese, sulla sinistra, in corrispondenza di un bivio, notiamo la presenza del giusquiamo (Hyosciamus niger), con corolle di colore giallo opaco, con venature violette e fusto vischioso, riccamente ricoperto di foglie.
CicutaAltra pianta velenosa che troviamo al margine del sentiero è la cicuta (Conium maculatum) della famiglia delle Ombrellifere.
La possiamo riconoscere per le foglie simili a quelle del prezzemolo, perché emana, se strofinata, cattivo odore e per la presenza, alla base del fusto, cavo, di macchie di colore rosso vinoso.
Ha fiori piccoli e bianchi, riuniti in ombrelle, che compaiono da giugno a settembre.
In corrispondenza del primo stretto tornante si stacca, sulla sinistra, un sentiero, inibito al passaggio di mezzi meccanici da una sbarra di ferro.
Questa larga mulattiera, in parte rinverdita dalla vegetazione, è stata realizzata per le operazioni di taglio dei boschi.
La seguiamo fino in fondo, cercando di evitare i rovi che rendono poco agevole il nostro cammino.
Notiamo così la capacità pioniera di questo arbusto nella riconquista delle opere umane da parte della natura. La strada pare morire in un fosso, ramo montano del fosso dell’Acqua Secchiana.
Qui l’ambiente è umido e poco assolato e tutto, dalle rocce agli alberi, è avvinghiato dalle edere.
Discendiamo l’alveo, dapprima con percorso ben incassato nella roccia, quindi in un ambito assai largo e popolato di vegetazione arborea ed arbustiva, ove il corso ha anche avuto modo di meandrare.
Il fosso ci conduce in tempi brevi al tragitto dell’andata che, ripercorso in senso contrario, ci permetterà di ritornare a le Corone, nostro punto di partenza.
Download itinerario
L’itinerario può essere scaricato per utilizzarlo con i dispositivi GPS, le applicazioni GPS dei dispositivi Android, iOS, ecc., e per elaborarlo con i più diffusi software GIS.