UN POPOLO VARIOPINTO DI ANDREA MAROÈ
L’albero è un organismo complesso, un popolo variopinto di specie diverse che convive con freschezza e meravigliosa libertà all’interno di un sistema naturale che lo stesso albero aiuta a creare.
È un essere immenso, imponente, vicino all’eternità e quindi a Dio, o comunque al cuore della Natura, alla base della vita di questo nostro piccolo pianeta vivente ‘Gaia’.
È un essere solo all’apparenza immobile. Si muove invece, con pazienza e semplicità, nella dimensione temporale. Cosa a noi ancora (e forse per sempre) negata. La nostra frenesia ci porta a crederlo muto e quasi inanimato. Eppure è colui che ha plasmato lentamente tutto il mondo emerso.
Costruendo foreste immense, creando suoli di varia natura da pietre e rocce laviche delle più diverse, colonizzando con sapienza e pazienza ogni angolo della terra, ogni clima, ogni ambiente. Da sempre gli antichi hanno legato il grande albero all’inizio della vita, in stretto connubio con lo sgorgare di una fonte. Acqua e aria. Ancora non sapevano cosa fosse la fotosintesi, la clorofilla, l’ossigeno. Ma ben capivano che senza alberi non poteva esserci vita.
Gli alberi monumentali, vetusti, grandi oppure solo antichi sono le vestigia, i ricordi incredibilmente affascinanti e belli, che ci riconducono, nella nostra memoria più profonda, al tempo in cui naturalmente riconoscevamo nell’albero il nostro più caro alleato.
Io sono un uomo fortunato. Sono un esploratore di chiome, un osservatore e uno studioso (spero) di grandi alberi.
Ho la fortuna di poterlo fare da un punto di vista privilegiato: l’interno dei loro rami. Da oltre trent’anni li cerco, li scalo, mi prendo cura di loro. Ma soprattutto imparo da loro. E quindi cerco di educare alla tutela e alla salvaguardia di questi giganti verdi, nostri antichi cugini, veri padroni del mondo e grandi esseri miti, resilienti, altruisti e, come sta dimostrando la scienza, anche molto intelligenti. Da questa passione per gli alberi, potrei anche chiamarlo amore, forse tra i più profondi e veri di tutta la mia vita, è nata la Giant Trees Foundation. Il primo esempio italiano di fondazione nata per sostenere in maniera diretta e fattiva la salvaguardia dei grandi alberi, attraverso progetti locali, nazionali e internazionali.
L’attenzione all’educazione, alla comunicazione e alla divulgazione costituisce uno degli ambiti di lavoro fondamentali della GTF, poiché senza conoscenza non è possibile alcuna tutela.
La modalità più peculiare con cui si esplica la nostra attività a favore del mondo arboreo sono senz’altro le spedizioni di ricerca internazionali che effettuiamo, oramai da oltre vent’anni, nelle grandi foreste vergini o inesplorate di tutto il mondo, per studiare specie arboree ancora poco conosciute. Queste spedizioni il più delle volte si concretizzano nell’esplorazione delle foreste alla ricerca degli alberi più grandi e vetusti, nella misurazione delle loro chiome mediante treeclimbing e nella raccolta di campioni vegetali e animali in collaborazione con vari istituti di ricerca e Università. Ma soprattutto ci offrono la possibilità di incontrare, attraverso i grandi alberi, popoli e persone che hanno un rapporto intimo e particolare con la natura, di scoprire le loro tradizioni e di capire, restando affascinati, quanto il nostro modo ‘europeo’ di concepire l’albero come puro oggetto, quasi essere inanimato e privo di vita, sia lontanissimo dalla verità che per migliaia di anni ha invece permeato l’animo dell’uomo nel suo rapporto con i grandi esseri verdi.
La GTF, pur essendo nata solo nel 2018, ha quindi ereditato il patrimonio tecnico scientifico di un’esperienza di vita passata tra le chiome da parte di alcuni esploratori di grandi alberi ma ha, fin dalla sua nascita, voluto istituire un comitato scientifico internazionale multidisciplinare in grado di giudicare i suoi lavori e di ampliare la visione ‘arborea’ sul mondo a 360°.
Ricordiamoci infatti che l’albero è intimamente legato alla nostra vita in tutti i suoi aspetti. Mobili, case, oggetti d’arte, strumenti musicali, cibo, farmacopea, salute ma anche bellezza, ossigeno, acqua e terra. Di questi ultimi due elementi spesso ci si dimentica. Ma senza la traspirazione degli alberi e il loro continuo apporto di sostanza organica non avremmo il terreno utile alla vita e, in molti casi, neppure l’acqua. Senza le grandi foreste e il loro incessante lavoro nel corso di migliaia di anni non avremmo certo una superficie terrestre così come oggi la conosciamo e la viviamo. Se siamo qui lo dobbiamo a loro. E quindi è loro che dobbiamo curare e salvaguardare.
Partendo quindi da questo elemento paradigmatico qual è il grande albero, la GTF vuole difendere non solo le grandi foreste ma anche tutto il territorio che le sostiene e le popolazioni che con esso hanno imparato a convivere in maniera rispettosa e amorevolmente educata.
Ricercare i grandi alberi non è quindi una mera questione sportiva o di guinness dei primati, ma diventa una importante base di partenza per nuove conoscenze e modalità di rapporto con l’ambiente naturale considerato nella sua accezione più ampia.
Gli alberi oltre i 50 m, in foresta, difficilmente possono essere misurati con precisione con droni o laser, in quanto la loro stessa chioma e conformazione, impedisce di individuare contemporaneamente con precisione la base del fusto e il cimale più alto. Occorre quindi arrampicarsi fin sulle cime e far scendere una cordella metrica di precisione per misurarle adeguatamente. Questa operazione, tecnicamente chiamata ‘direct tape drop’ dagli anglofoni, è utilizzata per misurare i più grandi alberi del mondo, e ancor oggi è ritenuta una delle misure più valide e precise per conoscere la reale altezza di un albero gigante. Inoltre, l’arrampicata su pianta (treeclimbing) effettuata da agronomi, forestali, biologi ed entomologi, adeguatamente formati per questa tipologia di lavoro, permette di raccogliere dati, campioni animali e vegetali e informazioni altrimenti non desumibili da terra. Pensate che solo sulle chiome degli alberi tropicali possono vivere migliaia di altre specie fungine, animali, vegetali che non sono presenti al suolo.
La chioma degli alberi giganti costituisce ancor oggi uno dei territori meno esplorati e conosciuti del nostro pianeta. Ma anche uno dei più affascinanti e preziosi ecosistemi, con nicchie ecologiche e specialità diverse per diverse specie di alberi, a seconda anche delle diverse età o ambienti in cui lo stesso albero cresce.
Una ricchezza inestimabile di biodiversità, racchiusa in un superorganismo, complesso e meraviglioso che noi, semplicemente, chiamiamo albero.
Pensate che fino a poco tempo fa non sapevamo neppure quale fosse l’albero più alto d’Italia. Ce ne siamo accorti dopo una lunga fase di studio e di ricerca bibliografica, dove i dati relativi alle altezze degli alberi, risultavano spesso discordanti anche per il medesimo albero, presi con metodologie diverse e in un lasso di tempo talmente ampio da non essere utilizzabili per l’individuazione univoca del ‘campione’ di altezza italiano.
Quindi abbiamo deciso di trovarlo.
Una spedizione della GTF, assieme al Team di Superalberi, nel 2016 ha portato così alla scoperta dell’albero più alto d’Italia attraverso l’accurata misurazione mediante direct tape drop da parte della medesima equipe di specialisti e in un breve lasso di tempo (meno di un mese) di oltre 50 esemplari arborei monumentali. Abbiamo così individuato scientificamente, per la prima volta nel nostro paese, i principali campioni di altezza sul territorio nazionale.
Il più alto in assoluto è risultato essere ‘The Italian Tree King’, una douglasia a Vallombrosa (Firenze) con 62,45 m di altezza, seguito dalla Sequoia Gemella di Sammezzano a notevole distanza (54 m di altezza) sempre in Toscana.
Porta la data del 2015, l’esplorazione della Selva Nublada in Venezuela dove abbiamo misurato quello che per ora resta il più alto esemplare arboreo misurato scientificamente con non pochi rischi in Sud America: una Gyranthera caribensis, dai nativi chiamata ‘Candelo’ che con i suoi 63,42 m di altezza e 17,12 m di circonferenza a petto d’uomo costituisce il primato del continente.
L’ultima spedizione, effettuata nel 2018 nelle foreste balcaniche, ci ha permesso di scoprire e individuare uno dei più grandi esemplari di abete bianco presenti attualmente in Europa (circonferenza a petto d’uomo 7,13 m, altezza 59,71 m), ma anche precedenti esplorazioni in Sud America, Nuova Zelanda, California, Europa, hanno garantito il conseguimento di notevoli risultati nella comprensione di specie ancora poco conosciute (Agathis australis, Araucaria araucana, Nothofagus dombeyi, Prumnopitys andina, Fitzroya cupressoides, Gyranthera caribensis, Sloanea caribea, Ficus insipida, Eucalyptus diversicolor, Eucaliptus grandis, Araucaria bidwillii, Pinus ponderosa, Sequoia sempervirens, Sequoiadendron gigantea, Pinus longaeva ecc.).
Tutto questo lavoro lo facciamo perché siamo convinti che, oltre a difendere e curare personalmente i grandi alberi, occorra ricostruire e far crescere una vera cultura dell’albero e che per far questo occorra trovare nuove modalità di comunicazione e di divulgazione. Riteniamo che la commistione di curiosità e dati tecnici, oltre che l’utilizzo di tecniche a basso impatto ambientale e comunque spettacolari, quali ad esempio il treeclimbing, raccontati con linguaggio semplice e coinvolgente, seppur rigoroso nelle tematiche prettamente scientifiche, possano permettere di avvicinare il grande pubblico, e soprattutto i giovani, alle tematiche ambientali e di conservazione del nostro patrimonio boschivo. Inoltre la fattiva partecipazione di realtà locali, quali Comuni o Enti, che si occupano a vari livelli della gestione del territorio, in progetti legati alla conservazione di grandi esemplari arborei e alla loro conoscenza, secondo la GTF costituisce una conditio sine qua non per sviluppare la tutela del patrimonio arboreo mondiale.
Il coinvolgimento delle realtà imprenditoriali e turistiche presenti sul territorio, ma anche una particolare attenzione della fruibilità e all’accessibilità dei diversi ambienti in cui crescono i grandi alberi da parte di diversi portatori d’interesse (ad esempio associazioni che si occupano a vario titolo di disabilità), permette di offrire un valore aggiunto di grande rilevanza per tutti coloro che si avvicinano a questo mondo ancora poco conosciuto ed esplorato.
È per questo che, oltre alle esplorazioni, molti sono i progetti sui quali la GTF sta lavorando in collaborazione con realtà locali e internazionali. L’ultimo evento calamitoso che ha colpito in particolar modo le regioni del Nord ma anche buona parte dell’Italia, la ‘Tempesta Vaia’ di fine ottobre 2018, abbattendo e distruggendo migliaia di ettari di foreste con milioni di metri cubi di tronchi distrutti al suolo, non può lasciarci indifferenti.
È un grido che il nostro pianeta ‘Gaia’ ci manda, una preghiera straziante e dolorosa che a suo modo ci invia per farci rendere conto dell’importanza di questi esseri, buoni e generosi, che ci accompagnano nel nostro peregrinare.
Dobbiamo imparare ancora molto.
Dobbiamo capire che questi giganti, dalla loro nascita, alla loro incalcolabile fine, costantemente curano il nostro cammino.
Non è più possibile trattarli come esseri inferiori, come oggetti a nostra disposizione.
Dobbiamo capirli, conoscerli, studiarli, tutelarli, curarli.
Con amore e passione.
Perché perfino nella Bibbia l’uomo nasce giardiniere: «Dio donò all’uomo il suo giardino [Eden] affinché se ne prendesse cura».
Non perché lo depredasse, non perché, senza alcuna attenzione, lo distruggesse.
ANDREA MAROÈ
PRESIDENTE GIANT TREES FOUNDATION