Nome botanico della specie: Morus alba L.
Circonferenza tronco: 3,0 m
Altezza pianta: 10,0 m (stimata)
Ampiezza chioma: 12,0 m (stimata)
Stato di salute (a vista): discreto
Altitudine (m s.l.m.): 322
Rilevatore/autore della scheda: Giampaolo Filippucci, Tiziana Ravagli, Franco Spellani
Il gelso dimora all’interno di un piccolo nucleo abitato in località Fondaccio (non lontano da Casa del Putto).
Giampaolo e Franco lo hanno notato durante una ricerca sul campo delle fonti e sorgenti storiche del territorio trevano.
Verso monte, il tronco del gelso presenta un’estesa spaccatura con probabile intervento di ‘slupatura’ per salvaguardare la pianta.
Ricordiamo che la località Fondaccio di Bovara si è rivelata una zona di grande interesse per la nostra ricerca dedicata agli alberi monumentali; non troppo lontano da questo gelso, infatti, abbiamo già censito due roverelle [vol. 1, pp. 159-160] e in località Carpiano (o Corciano) ricordiamo che vegeta l’olivo di Sant’Emiliano, probabilmente l’albero più vecchio della nostra regione [vol. 1, p. 157].
Curiosità botaniche
La MORA DI GELSO, ovvero l’infruttescenza ovale-arrotondata, ancor meglio definibile sorosio (falso frutto, originato dall’unione di più frutti veri), è formata da piccolissime pseudo-drupe carnose, ciascuna contenente 1 seme; il colore di questo frutto, retto da un peduncolo di
1-2 cm, è biancastro, più raramente roseo, ma anche rossastro fino a nero. Il sapore è dolce.
A partire dalla metà dell’Ottocento le radici dei gelsi bianchi utilizzati in bachicoltura subirono una grave infezione che ne determinò una generale moria.Tra le piante che si tentò di utilizzare per sostituirli, troviamo anche una specie originaria del Nord America che era stata introdotta in Europa da diversi anni: la MACLURA POMIFERA, appartenente alla stessa famiglia delle Moraceae come il gelso, conosciuta anche con il nome di arancia degli Osagi (dal nome della tribù di Nativi americani che vivevano nel luogo di origine della specie), ma anche come gelso del Texas. L’esperimento fallì perché il fogliame della maclura a lungo andare non è abbastanza ricco di nutrienti per i bachi da seta. La Maclura pomifera si presenta come un albero alto in genere dai 6 ai 15 m, dalla chioma espansa e irregolare. Da giovane è riccamente spinescente, per questa sua caratteristica è anche usata per realizzare siepi invalicabili. Il frutto è ancora una volta un sorosio, ma questa volta NON COMMESTIBILE; se ingerito provoca vomito. Quando è immaturo il sorosio si presenta di colore verdastro, mentre a maturità è più simile a un’arancia dalla buccia rugosa, di consistenza legnosa. Citiamo la Maclura pomifera tra le curiosità botaniche non per il suo legame indiretto con il gelso, ma più semplicemente perché a Manciano di Trevi ne abbiamo trovato un esemplare che con i suoi falsi frutti ha incuriosito non solo noi, ma anche tanti bambini e insegnanti che abbiamo accompagnato in questi luoghi in belle passeggiate di didattica ambientale.