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Elleboro fetido |
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Adonide rossa |
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Erba dei porri |
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L'itinerario di seguito proposto parte dalla Torre di Matigge (quota m 218 s.l.m., rilevamento cartografico). Di questa
abbiamo brevemente parlato in occasione del primo percorso, che ci ha
permesso di conoscere alcune delle frazioni collinari e pedecollinari
del comune di Trevi. Questo secondo itinerario coincide perfettamente
con il primo sino alla chiesetta di San Nicolò.
Da questa, che si trova ad una quota di circa m 281 s.l.m., prendiamo lo
stradellino che prosegue a sinistra e attraversa l'oliveto. Ben presto
il vecchio sentiero, di cui conosciamo l'esistenza in quanto segnalato
nella tavoletta topografica, scompare dal terreno, ma noi continuiamo a
seguirne l'andamento ideale, in direzione circa NE. Ci potrà essere di
utile riferimento un palo di cemento dell'ENEL. Lo notiamo al di là di
una radura che a fine febbraio si costella di anemoni rosati. Ci
troviamo così al margine della pineta artificiale con cui è stato
rinverdito il vecchio Monte Pelato.
Incontriamo una carrareccia e la percorriamo in salita sino ad un
tornante. In corrispondenza di questo andiamo a sinistra, mantenendo la
direzione NE. Ignoriamo, pertanto, la strada che svolta a destra ed
entra nella pineta. Arriviamo in una lecceta ove abbonda, e a fine
febbraio è in piena fioritura, il velenoso
elleboro (Helleborus
foetidus).
Continuiamo e superiamo, lasciandole alla nostra destra, delle opere
realizzate dall'uomo per la pastorizia: dapprima una vasca di
disinfezione degli ovini, quindi un piccolo laghetto cementato, ben
recintato e con abbeveratoi.
In breve giungiamo al bivio con il sentierino che ci condurrà ai ruderi
della chiesa di Santo Stefano. Siamo alla quota cartografica di m 494
s.l.m. Prendiamo le tracce visibili sulla sinistra e saliamo in
direzione N, N 20° W. Il percorso non segue un andamento perfettamente
lineare, ma le tracce sempre ben evidenti ci portano senza problemi,
salvo l'attraversamento di vegetazione infestante - attenzione in
particolare agli "strappa-camicie" (Smilax aspera L.) - ai ruderi
della vecchia struttura (quota m 527 s.l.m. - rilievo cartografico).
Dopo avere osservato le facciate esterne dei resti dell'Abbazia di Santo
Stefano (foto abbazia di Santo Stefano 1, 2), riprendiamo, in discesa, le tracce già percorse e ritorniamo al
bivio da cui è iniziata la deviazione descritta.
Da qui proseguiamo sulla carrareccia, di sinistra, che in leggero
declivio ci conduce al toponimo "la Fontana", alla quota - rilievo
cartografico - di circa m 463 s.l.m. Risaliamo la stradina compresa tra
gli abbeveratoi e l'opera di presa, ben visibile a monte, e giungiamo,
in breve, al gruppetto di case chiamato Case Colle (m 546 s.l.m.).
Al termine del nucleo abitato prendiamo a sinistra per le Corone, quindi
proseguiamo a destra per San Martino. Proprio all'uscita di Case Colle
potremmo concederci una digressione, ma la illustreremo nell'itinerario
n. 3.
Questo secondo itinerario prosegue dunque verso San Martino, piccola
chiesa ove ogni 11 novembre viene festeggiato il Santo, con una
celebrazione che raccoglie molti fedeli delle frazioni.
Dopo una meritata sosta - si tratta ovviamente di un semplice
suggerimento - riprendiamo il cammino. Ci manteniamo sulla stessa
carrareccia e superiamo i vocaboli Case Elceto e Case Pozzo.
Da qui scendiamo leggermente, oltrepassiamo un bivio a sinistra e al
successivo, meno evidente, ci addentriamo nel bosco con un comodo
sentiero. Questo ci riporta alla strada principale, nelle vicinanze di
Manciano, dopo aver costeggiato una vecchia abitazione denominata "il
Casale".
Giunti alla strada, giriamo a destra - per andare a Manciano dovremmo
invece dirigerci a sinistra - e proseguiamo per circa 200 m sino ad un
sentierino, ben evidente, che scende a sinistra. Questo stradellino,
molto fangoso nei periodi piovosi, ad un certo punto, anche per la
realizzazione di alcune opere probabilmente di urbanizzazione, sembra
perdersi nella campagna. Arrivati a Case Basse, proseguiamo sulla destra
fino al termine del nucleo abitato, ove svoltiamo a sinistra. Ad ogni
bivio successivo prendiamo a manca e arriviamo al toponimo C. Montelegno.
Per inciso evidenziamo che costeggiando le ripe che dividono i campi
possiamo ugualmente raggiungere Case Basse e naturalmente vi possiamo
arrivare anche percorrendo la viabilità principale. In questo caso
troveremo il viottolo che sale al toponimo C. Montelegno sulla destra.
Da Case Montelegno
torniamo indietro, ripercorrendo i
nostri passi. Al primo bivio, scegliamo la strada esterna, di sinistra,
e a quello successivo manteniamo la destra, per dirigerci verso il Monte
di Matigge. Il monte, in questa parte, ad eccezione di qualche campo
olivato, si presenta ancora pelato (ricordiamo che il Monte di Matigge è conosciuto localmente come Monte Pelato). Sempre seguendo le tracce della
carrareccia, che risalgono la dorsale pietrosa e tra le pietre si
perdono, giungiamo ad un muretto a secco, diruto. Siamo al margine della
pineta di Matigge. Abbiamo lasciato sulla destra, senza raggiungerla, la
vetta del monte. Superiamo il muretto e troviamo il sentierino che,
sulla destra, in direzione NW e N, si addentra nel rimboschimento. Lo
seguiamo abbastanza agevolmente - basta prestare la dovuta attenzione -
e con questo scendiamo, verso W e SW, sino ad intercettare la
carrareccia che attraversa la pineta. Siamo vicini al punto in cui
questa strada finisce. Se andiamo a sinistra troviamo un'edicola,
ex-voto, costruita nel 1968, che segna il termine della stradina. Noi
invece giriamo a destra e proseguiamo in discesa. Ben presto siamo
nuovamente sul tracciato già conosciuto che percorriamo sino a tornare
al punto di partenza, ove termina questa nostra escursione.
In tutto abbiamo impiegato circa sei ore, compresa
una sosta ristoratrice, e superato un dislivello complessivo di
circa 570 m a cui dobbiamo aggiungere eventualmente il percorso
verso Castiglione (circa altri 100 m di dislivello). |
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