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Il
punto di partenza è fissato presso la località le Corone di Manciano.
Si consiglia di parcheggiare fuori dell'abitato.
Per compiere il percorso principale si impiegano quasi 5 ore di cammino,
compresa una breve sosta. Il dislivello di salita è di 500 m circa. Per
salire a Castiglione e poi discendere verso le grotte si deve prevedere
un'altra ora di cammino e un dislivello di circa 50-55 metri.
Un luogo adatto per una sosta è presso il ponte diruto, a valle di
Fontanelle Varnuccio, oppure a Ponze.
Questo percorso è adatto per tutta la famiglia, è tuttavia piuttosto
lungo e si consiglia di fare attenzione nei tratti in prossimità dei
corsi d'acqua. È anche sconsigliabile in caso di temporali e di forti
piogge.
Per questo itinerario proponiamo anche una variante di ritorno che ci
farà conoscere il versante meridionale di Monte Castello (quota
cartografica m 822 s.l.m.). Per percorrere la variante dobbiamo
considerare circa 45 minuti di cammino. |
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Cicuta |
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Punto di partenza per questa escursione è il gruppetto
di case chiamato le Corone (m 550 s.l.m.), già conosciuto con
l'itinerario che ci ha condotto dalla Torre di Matigge a Santo Stefano,
Manciano, Case Montelegno (it n. 2). Proprio
all'uscita del paese, prendiamo un sentierino a sinistra che scende
ripido al Fosso dell'Acqua Secchiana, anticamente detto dell'Acqua
Saggiana, e poi ascende sul versante opposto. Questo stradellino termina
in un uliveto.
Risaliamo sulla destra il costone e, al margine tra gli ulivi e il bosco
superiore, troviamo i ruderi dell'antico insediamento di Castiglione
(quota circa m 547 s.l.m.).
Torniamo indietro verso il fosso, lo attraversiamo e, poco dopo, a
destra, prendiamo un sentierino in discesa che percorriamo sino ad
incrociare una strada, individuata con il segnavia n. 60 del Club Alpino
Italiano. La prendiamo e proseguiamo, in salita, a destra. Poco sopra,
sempre sulla destra, un altro sentierino ci permette di raggiungere le
grotte che si aprono nelle enormi bancate di detrito di falda rossastro.
Chiari i segni del passaggio dell'acqua sia negli antri, sia sulla
superficie della costa.
Torniamo, con lo stesso percorso, al Fosso dell'Acqua Secchiana. Prima
di attraversare il fosso, prendiamo un sentierino sulla destra. Questo
ci permette di risalire verso le sorgenti, mantenendoci un poco più alti
dell'alveo, in sinistra idrografica. Il sentiero si sviluppa a tratti
intagliato nella roccia. Talora supera liscioni di detrito grigio che
irrompono dall'alto degli speroni rocciosi, spezzando il fianco della
montagna.
Circa alla quota di m 610 - 620 s.l.m., il sentiero rientra nel fosso e lo
attraversa, passando in destra idrografica. Continuiamo a salire
dolcemente, per tracce, ora in destra, ora in sinistra del corso
d'acqua. Giungiamo così al punto in cui il fosso si biforca (quota di m
654 s.l.m.). Prendiamo la mulattiera di sinistra e costeggiamo questo
ramo (ramo di destra idrografica). Il sentiero dapprima segue per un
breve tratto l'alveo, quindi lo attraversa e continua a salire
blandamente, costeggiando un seminativo arborato, ormai incolto. Al
termine del campo rientriamo nel fosso e ripassiamo in sinistra
idrografica. Incontriamo delle vecchie querce, patriarchi di questa
natura. Proseguiamo lungo la mulattiera. Al primo bivio, ben visibile,
prendiamo a destra e continuiamo a costeggiare la recinzione che da
diverso tempo accompagna il nostro cammino. Superiamo un passo ormai
senza cancello e proseguiamo su tracce che bordano, in basso, un grande
campo. Davanti ai nostri occhi si spalanca la vista di Civitella,
frazione del Comune di Foligno. Poco oltre, a sinistra della prima,
scopriamo Cupoli e, più in alto, il campanile della chiesa di Cancelli,
dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo; anche queste sono frazioni del
già citato municipio. Questa area conserva memoria di un antico racconto
popolare.
Giungiamo così al termine del seminativo; sulla sinistra notiamo un
vecchio ponte in cemento, con parapetti laterali di ferro, sospeso,
senza utilità né fine apparente, sul fosso sottostante.
Di fronte abbiamo una carrareccia: se la prendiamo a sinistra andiamo
verso le citate località folignati. Noi, invece, procediamo a destra, in
leggera salita. Il Fosso dell'Acqua Secchiana si biforca. Un ramo risale
verso la Fonte di Cupoli, l'altro verso Fontanelle Varnuccio ed oltre,
circondando quasi, ad oriente, la Montagna di Civitella. Proseguiamo a
destra, in direzione di Casa Raticosa, antica frazione di Manciano,
ormai completamente abbandonata e per gran parte diruta.
La carrareccia lungo la quale camminiamo presenta una vecchia
segnaletica del Club Alpino Italiano, le caratteristiche bandierine a
campi rosso-bianco-rosso. Troviamo questi segnali tratteggiati su
piccole e grandi querce e su vecchi muri. Sulla sinistra segnaliamo la
presenza di un invaso artificiale, realizzato nell'ambito della campagna
contro gli incendi boschivi. A monte dell'invaso, a NE, troviamo
Fontanelle Varnuccio, vecchia captazione a pozzo, con copertura a volta,
in parte crollata. Per raggiungerla, dobbiamo superare il laghetto e
prendere il primo bivio a sinistra. La fonte si trova a monte della
stradina sterrata. Raccomandiamo la massima attenzione - non avvicinarsi
e soprattutto non fare avvicinare i bambini - in quanto questa opera non
è protetta. Noi, dopo il laghetto, continuiamo senza deviare,
proseguendo lungo la carrareccia con i segnavie del C.A.I. Raggiungiamo
dapprima C. Raticosa (quota circa m 820 s.l.m.) e quindi Ponze (quota
864 s.l.m. ca.).
Da questa strada, talora di consistente ampiezza, partono dei viottoli,
tracce di vecchi sentieri che si snodavano in direzione di Ponze. Si
tratta di vie ormai completamente abbandonate, talora chiuse da
recinzioni e per largo tratto del loro sviluppo prive di manutenzione.
Per questi motivi ci permettiamo di sconsigliarle, anche se le troviamo
indicate sulla cartografia I.G.M.
Giunti a Ponze e fatto il giro di questo paesino, ormai abitato soltanto
in estate per sfuggire alla calura della valle, scendiamo lungo la
strada principale.
In corrispondenza del primo stretto tornante si stacca,
sulla sinistra, un sentiero, inibito al passaggio di mezzi meccanici da
una sbarra di ferro. Questa larga mulattiera, in parte rinverdita dalla
vegetazione, è stata realizzata per le operazioni di taglio dei boschi.
La seguiamo fino in fondo, cercando di evitare i rovi che rendono poco
agevole il nostro cammino. Notiamo così la capacità pioniera di questo
arbusto nella riconquista delle opere umane da parte della natura. La
strada pare morire in un fosso, ramo montano del Fosso dell'Acqua Secchiana. Qui l'ambiente è umido e poco assolato e tutto, dalle rocce
agli alberi, è avvinghiato dalle edere. Discendiamo l'alveo, dapprima
con percorso ben incassato nella roccia, quindi in un ambito assai largo
e popolato di vegetazione arborea ed arbustiva, ove il corso ha anche
avuto modo di meandrare. Il fosso ci conduce in tempi brevi al tragitto
dell'andata che, ripercorso in senso contrario, ci permetterà di
ritornare a le Corone, nostro punto di partenza.
Per compiere il percorso principale abbiamo
impiegato quasi 5 ore di cammino, compresa la solita breve sosta per
la colazione, e superato un dislivello in salita di 500 m circa. Se
vogliamo salire a Castiglione e poi discendere verso le grotte
dobbiamo prevedere un'ulteriore ora di strada, percorsa di buon
passo. Il dislivello tra il fosso e Castiglione è di circa 50-55 m. |
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Libellula |
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Ciclamino odoroso |
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Proponiamo di seguito una possibile alternativa per
ritornare a Manciano. Da Ponze scendiamo lungo la strada principale che
conduce a Campolungo e proseguendo a Santa Maria in Valle. Superiamo due
stretti tornanti contrapposti, facilmente identificabili anche in
cartografia. Dopo la seconda curva a gomito troviamo un breve
rettilineo, quindi una curva dolce. In corrispondenza di questa dobbiamo
prestare la dovuta attenzione, in quanto, sulla destra, inizia un
sentierino. Lo prendiamo, lo seguiamo e costeggiamo una piccola pozza,
poco più di una grande pozzanghera.
Continuiamo in direzione di una piccola dorsale prativa. In basso
scorgiamo il tetto del rifugetto realizzato dalla Comunità Montana dei
Monti Martani e del Serano, di proprietà della Comunanza Agraria di
Manciano. Sin qui da Ponze abbiamo impiegato circa 25 minuti di cammino.
È evidente che, se non riusciamo ad intercettare il sentierino sopra
descritto, per proseguire con questa alternativa, sarà sufficiente
raggiungere con la strada principale la costruzione sopra indicata. Dal
prato, prima del rifugio, dovremo quindi risalire verso monte la dorsale
descritta.
Superato uno spiazzo erboso la mulattiera rientra nel bosco,
mantenendosi a sud est di Monte Castello (quota cartografica m 822 s.l.m.),
precisamente tra questo ed un colle di poco più basso (m 816 s.l.m.).
Proseguendo con lo stesso sentiero superiamo dei prati, ove, purtroppo,
troviamo talora i segni della maleducazione di qualche umano di
passaggio. Sulla destra della spianata notiamo una parete di roccia
praticamente sub-verticale, utilizzata come palestra di arrampicata.
Rientriamo nel bosco, incontriamo una pozza d'acqua non recintata. Il
"nostro" stradellino è diventato praticamente un fosso, che ci può
essere di monito indicandoci cosa può avvenire del fragile suolo di
montagna quando le acque non sono regimate adeguatamente e il passaggio
di mezzi "indebolisce" le resistenze della natura.
Continuiamo a seguire questa traccia e sulla destra rileviamo un'altra
raccolta di acqua. Da qui, iridescenti libellule liberano il loro volo
elegante.
Dopo aver superato un'altra radura, rientriamo nel bosco, sorpassiamo
uno spiazzo prativo e ritroviamo il sentierino, nuovamente ridotto ad un
fosso. Procediamo. Giunti in corrispondenza di una curva, notiamo sulla
sinistra l'imbocco di una mulattiera. Noi continuiamo lungo la stradina
principale, verso destra, costeggiando un tratto di tartufaia
controllata e tabellata.
Riprendiamo dunque la stradina. Questa scende, anche
piuttosto ripidamente, verso Case Pozzo (quota cartografica m 617 s.l.m.).
Da qui seguiamo la mulattiera che prosegue a destra, in direzione
sud-nord, praticamente un antico stradello che si affaccia, a mo' di
terrazzo, sulla vallecola sottostante. Raggiungiamo dapprima Case Elceto,
quindi la chiesina di San Martino, per arrivare, infine, a le Corone, da
cui abbiamo iniziato questa nostra escursione.
Per percorrere questa variante abbiamo impiegato
circa 75 minuti di cammino (50 minuti ca. da Campolungo a le
Corone). |
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