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Scilla autunnale |
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Genzianella |
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Dal piano di Rio Secco prendiamo la carrareccia a
sinistra, sino ad un bivio che ci conduce verso Nord. In alto, a
sinistra, notiamo una piccola chiesetta, di moderna fattura. In
primavera i prati si coprono di viole gialle e viola, un tappeto floristico di rara bellezza.
Saliamo per prati a Cima Monte, quindi scendiamo in direzione di Casa
Cima Monte. Superiamo il bivio con la stradina che conduce al fabbricato
e prendiamo, all'incrocio successivo, il sentierino sulla destra che
gira intorno al Monte Lagarella. Volendo, possiamo risalire questa cima
(quota m 1275 s.l.m. riferimento cartografico) per poi ridiscendere al
valico tra questa e Monte Rozzo dove, poco in basso, vediamo un piccolo
invaso artificiale. In queste zone è facile trovare animali al pascolo. Dalla vetta del Monte Lagarella, nelle giornate
limpide, possiamo ammirare un panorama che si estende dai Monti
Sibillini sino al Gran Sasso. Precisamente, dalla vetta, volgendo lo
sguardo verso Est, in secondo piano, troviamo a N 80° E il Monte
Rotondo, tagliato a mezza costa dalla strada che sale al Rifugio del
Fargno. Seguono, verso destra, il Pizzo Senza Nome e il Pizzo Tre
Vescovi. Appena un poco più in primo piano, notiamo il massiccio
calcareo, dall'aspetto quasi dolomitico, del Monte Bove Nord e quindi il
Monte Bove Sud. In secondo piano, notiamo che svetta appena la punta
della "piramide" del Monte Priora (per individuarla puntiamo la
direzione N 85° E circa). Superato il gruppo del Bove, ad E 5° S, si
intuisce la vetta del Monte Sibilla. Il nostro sguardo incontra, quindi,
Monte Porche, Sasso Borghese, Monte Argentella ed infine Monte Vettore.
Di questo riconosciamo facilmente lo Scoglio dell'Aquila, sperone
roccioso di forma triangolare, ben visibile poco sotto quella che per
noi è la vetta del monte. Alcuni gradi più a meridione, precisamente
intorno ad E 40° S, notiamo i due corni del Massiccio del Gran Sasso
d'Italia. Tra questo gruppo e quello dei Monti Sibillini, ammiriamo, in
secondo piano, le creste del sistema orografico dei Monti della Laga.
Aggiriamo ad est Monte Rozzo, lasciando la vetta a
sinistra (quota m 1230 s.l.m. - rilievo cartografico). Ancora una volta
possiamo, in alternativa, risalire il monte per poi ridiscenderlo verso
il passo sottostante.
Ad oriente della sella, poco a valle della stessa ma
non visibile lungo il nostro itinerario, troviamo il già citato Pozzo
del Falcaro, altra opera per il recupero delle acque meteoriche. Queste
vi sono convogliate, da monte, con canaletti scavati nella terra e nella
roccia. Le acque sono raccolte in due pozzetti di decantazione, ricavati
nella pietra in posto e grossolanamente impermeabilizzati con il
cemento. Da questi, attraverso fori posti ad opportuna altezza e tubi di
raccordo, l'acqua decantata defluisce nel pozzo conserva. Due serie di
trogoli, ormai fatiscenti, servivano per abbeverare il bestiame al
pascolo. Ricevevano l'acqua che, sollevata con dei secchi, era riversata
in due vaschette interne al pozzo stesso, a loro volta collegate agli
abbeveratoi tramite tubi di ferro, ancor'oggi visibili. Attualmente, un
pesante coperchio di ferro chiude l'imbocco del pozzo. A valle della
struttura, in buono stato di conservazione, ci sono due nuovi
abbeveratoi, che certamente ricevono l'acqua dal punto di raccolta, per
caduta.
Continuando un poco, prima che le tracce sin qui seguite riprendano a
salire, troviamo sulla sinistra un sentiero che scende nel bosco. Lo
prendiamo e con vari tornanti raggiungiamo il fosso che costeggia il
Pian di Spina.
Lo discendiamo, mantenendoci in sinistra idrografica.
Risaliamo il valichetto che abbiamo di fronte, ad occidente.
Superiamo il passo e, proseguendo lungo la sterrata, arriviamo al paese
di Ponze (quota di riferimento cartografico m 864 s.l.m.), che già
abbiamo avuto modo di conoscere con altri itinerari. Lo raggiungiamo in
breve tempo.
Abbiamo impiegato circa 2 ore e 30 minuti di
cammino. Se consideriamo di salire ogni vetta, per ridiscendere poi
alla sella sottostante, seguendo la cresta ideale che unisce tutte
queste cimette, avremo infine superato un dislivello in salita di
circa 270 m. |
:: curiosità naturalistica ::
sorbi montani (immagini 1, 2),
carpino, cerro, roverella,
faggeta, orchidee sambucina,
viole, eliantemo bianco (eliantemo dell'appennino), ellebori verdi,
ciclamini, calcatreppole (eringio), scilla autunnale, genzianella, anemone
giallo e anemone dell'appennino,
belladonna, cuculo, starne
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