è
un arbusto perenne dalla forma complessivamente globosa
semiparassita di molti alberi, tra cui citiamo il melo, il
pero, la quercia, ecc. Conosciutissimo per appartenere alla
tradizione delle feste di fine anno quando i rametti, ricchi
di bacche sferiche (bianche o gialle), sono utilizzati per ornare le
porte delle nostre abitazioni in segno di buona fortuna per
l'anno che verrà. Essendo un arbusto capace di sintesi clorofilliana, il
vischio sfrutta la pianta ospite semplicemente per ricevere acqua e sali
minerali. La disseminazione di questo semiparassita avviene
tramite gli uccelli che depositano sugli alberi i semi con
gli escrementi o che li lasciano all'interno degli
interstizi della corteccia quando cercano di ripulirsi il
becco dalle bacche che vi rimangono appiccicate in quanto
vischiose.
Il Viscum album è un piccolo
arbusto, di 20-50 cm, sempreverde, assai ramificato con rami
verdi, foglie opposte, coriacee, un po’ ritorte, a nervature
parallele, piccoli frutti globosi bianco-perlacei,
fiorellini poco appariscenti giallastri.
Il Loranthus
europaeus è un arbusto dalla corteccia bruna
(tranne che nei rametti più giovani), di 50-100 cm, con
foglie caduche, con una nervatura principale da cui si dipartono alcune secondarie, fiorellini raccolti in spighe o
racemi e piccoli frutti globosi giallastri, portati dagli
individui femminili. |
Le consuetudini sull'uso del vischio come
elemento apportatore di buona sorte derivano certamente
dalle antiche tradizioni celtiche, costumi di una
popolazione che considerava questa pianta semiparassita come
magica, perché pur senza radice riusciva a vivere su
un'altra specie. I Druidi la pensavano una pianta sacra e
sacro era il rovere su cui il vischio cresceva. Lo poteva
raccogliere solo il sommo sacerdote, con l'aiuto di un
falcetto d'oro. Gli altri, coperti da candide vesti, lo
deponevano in una catinella, pure d'oro, riempita d'acqua e lo
mostravano al popolo per la venerazione di rito, ritenendolo
panacea di tutti i mali, la pianta che tutto guarisce. E per
guarire distribuivano l'acqua che lo aveva bagnato ai
malati o a chi, comunque, dalle malattie voleva essere
preservato. I Celti consideravano sacro il vischio delle
querce, probabilmente, perché su quelle alte piante cadevano
facilmente i fulmini e le querce, per questo, erano ritenute
gli alberi del cielo e della folgore. La quercia con il
vischio era considerata una pianta dal potere particolare,
perchè non colpita dal
fulmine ne portava però appieno una diretta emanazione.
Procurandosi il vischio, di fatto, i sommi sacerdoti si
assicuravano le proprietà incantate insite nell'essenza celeste della saetta. Le leggende che considerano il
vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di
tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo
come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo,
una popolazione africana. I cristiani hanno ripreso queste credenze pagane
tardivamente, assumendo il vischio quale simbolo del Cristo, luce del mondo, nato da
un Albero che lo ha generato in modo completamente
diverso da tutti gli uomini. In un primo periodo, tuttavia,
molto vicino alla nascita della cristianità,
probabilmente per mantenere una distanza dalle antiche
tradizioni pagane ritenute foriere di malvagità e peccato,
il vischio fu considerato dai cristiani una pianta
maledetta. Un'antica leggenda piuttosto diffusa nel Medioevo raccontava,
infatti, che quando Cristo venne condannato a morte per
crocifissione tutti gli alberi si frammentarono minutamente
per non divenire legno per la Croce. Solo il
vischio rimase intero e per questo fu utilizzato per
costruirla. Allora la pianta ebbe la maledizione di non
essere più un albero ma un misero arbusto senza radice, una
specie non più in grado di vivere autonomamente ma con la
necessità di sostenersi ad una pianta nobile per poter
sopravvivere, una di quelle
piante che eroicamente aveva preferito farsi in mille pezzi pur di
non divenire legno per la Croce. Il
legame con le più antiche tradizioni prese in seguito il
sopravvento sulle opportunità iniziali e anche il vischio
degli antichi costumi celtici fece il suo ingresso nei
simbolismi della religiosità cristiana, soprattutto di
quella anglosassone.
Il termine vischio è legato all'aggettivo vischioso con cui
si indica una sostanza, o magari anche un essere umano,
particolarmente appiccicoso. Il vischio, sia quello bianco,
sia quello quercino, con altre piante, come ad esempio
l'agrifoglio, è
utilizzato per approntare la pania (o visco) degli uccellatori.
Il piccolo arbusto semi-parassita è così diventato anche
simbolo dell'inganno, nonché dell'attrazione fatale per cui
un uomo rimane "invischiato" nell'amore per una donna.
Sia il Viscum album, sia il Loranthus europaeus
sono protetti dalle
vigenti normative regionali e ne è, pertanto, vietata la
raccolta. |